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L’Argentina è oggi il primo Paese in America Latina e il decimo nel mondo in cui sono diventate legali le nozze tra persone dello stesso sesso, che, una volta sposate, potranno anche adottare bambini. Questa la decisione presa dal Senato poco dopo le 4 del mattino (le nove in Italia) del 15 luglio, in seguito a un dibattito di grande tensione durato più di 15 ore, con 33 voti favorevoli, 27 contrari, 3 astensioni e 9 assenti, che ha trasformato in legge il progetto già passato alla Camera il 5 maggio scorso (“La Stampa”, 15 luglio 2010). Nel Codice civile la formula “marito e moglie” sarà sostituita da “i contraenti”. La legge, che rende legali anche le adozioni, l’accesso alla sicurezza sociale e al congedo familiare da parte di coppie dello stesso sesso, si fonda sul principio di tutela delle minoranze, della libertà della persona di scegliere la propria condizione sessuale e di esercitare la propria libertà di espressione. Numerose le iniziative della Chiesa cattolica contro questa decisione. Prima che il progetto di legge venisse approvato dal Senato, il 3 luglio, a San Francisco, si era svolta una manifestazione alla quale avevano partecipato duemila persone e il cui titolo era “Acto en defensa de la Familia”. A San Justo l’Ufficio per la Pastorale Universitaria aveva promosso una raccolta di firme per l’adesione alla “Declaración ciudadana por la vida y la familia”; il 4 luglio, a La Plata, varie comunità cristiane e organizzazioni non governative avevano partecipato alla “Caravana y acto por la familia”, una marcia in difesa della famiglia; il 6 luglio, presso la sede del Congreso de la Nación, 635.000 firme, di cui 524.000 provenienti dalle istituzioni cattoliche, erano state raccolte a difesa della famiglia e del matrimonio tra uomo e donna. Eppure queste firme, che come hanno rilevato i membri delle istituzioni rappresentano la volontà popolare, sembrano essere state ignorate dal Senato della Nazione. «È un passo positivo in difesa dei diritti delle minoranze in Argentina», ha subito dichiarato la presidente Cristina Fernández de Kirchner, in visita in Cina, da dove, qualche giorno prima, aveva detto «mi sembra che siamo tornati all’epoca delle Crociate e dell’Inquisizione», ribattendo sarcasticamente al cardinale Jorge Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires e primate d’Argentina, che aveva parlato di «guerra di Dio».
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