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L'Europa gela, la Russia pure, gli Stati Uniti non sono da meno. La stagione fredda dell'emisfero nord si presenta così, né più né meno come ci aveva lasciati la precedente nei primi mesi del 2010. Eppure, ci dicono, anzi, ci strillano, questo sarà con buona probabilità l'anno più caldo di sempre, ove per sempre si intende da quando i termometri sono a buon mercato, vale a dire un secolo e mezzo o giù di lì.
Qualche settimana fa il classico esperto di turno ci faceva sapere che se novembre e dicembre non fossero stati freddi, ma veramente freddi, il primato del 2010 sarebbe stato scontato. Era un esperto del Servizio meteorologico di Sua Maestà, dal quale, sotto mezzo metro di neve in buona parte ghiacciata, ci fanno ora sapere che se continua così questo sarà per le isole britanniche il dicembre più freddo di sempre. Evidentemente qualcuno deve aver ascoltato l'esperto suddetto. Speriamo la smetta di far previsioni di questo genere, perché gradiremmo che fosse riaperta l'autostrada del sole, chiusa per neve per buona parte del week-end appena finito.
E così, fa freddo ma il mondo si scalda, un bel rebus. Forse si dovrebbe dare ascolto a quanti (e non sono pochi) oggi ci dicono che dovremo essere sempre più preparati ad eventi del genere, in un clima fuori controllo proprio a causa del riscaldamento globale e, ovviamente, delle sue origini antropogeniche. Peccato che a dircelo siano gli stessi che si dicevano certi che avremmo avuto inverni sempre più miti e la neve sarebbe stata un ricordo, sempre a causa del riscaldamento globale. Forse questo aveva più senso, almeno per chi non è addentro ai misteri del clima, ma, a quanto pare, nemmeno così vanno le cose.
Allora forse il problema è nei numeri, quelli con cui vengono compilate queste specialissime classifiche passate in un batter d'occhio dagli annali del clima ai rotocalchi. Già, perché scienza vorrebbe che prima che si sia concluso un periodo, nella fattispecie un anno, e i dati siano consolidati, corretti e validati, ci si astenesse dal fare proclami. Ma questa regola non vale più, perché ora ci sono i summit climatici annuali, come quello appena finito a Cancun, e mica ci si poteva arrivare senza queste preziosissime informazioni. Sarà il più caldo di sempre? Nessun problema, quest'anno l'anno climatico va da dicembre a novembre, e la notizia è servita. L'anno prossimo si va a Durban in novembre; basterà anticipare il conteggio a ottobre e così via.
Eppure, novembre o dicembre che sia sembra che i numeri parlino chiaro. Le temperature medie superficiali globali quest'anno sono state sin qui uguali o superiori al record precedente, che è del 2005.
Ma come fanno gli esperti a tenere sotto controllo questi numeri? Concettualmente non è difficile, si prende un periodo di riferimento sufficientemente lungo o, come vedremo nella fattispecie sufficientemente freddo, e lo si promuove al rango di “norma climatica”. Tutto ciò che sta sotto sarà poi freddo in termini di scostamento dalla norma, tutto ciò che sta sopra sarà caldo.
Sembrerà strano, ma pur disponendo di una serie di dati lunga quasi un secolo e mezzo, chi ci dice che questo sarà l'anno più caldo di sempre usa come periodo di riferimento il trentennio 1951-1980, le tre decadi più fredde di tutta la serie, quelle, per intenderci, in cui qualche esperto (e non erano pochi neanche allora) si diceva convinto che fossimo all'inizio di un'era glaciale. Sembra abbastanza scontato dunque che ci sia molta più roba sopra che sotto, oppure no?
Ma non è proprio tutto qui. Pare che il caldo più caldo che mai, quest'anno abbia riguardato soprattutto le alte latitudini, area artica e zone limitrofe. Talmente caldo da azzerare, anzi, superare il “modesto” contributo freddo subito dalle medie latitudini, soprattutto le terre emerse dell'emisfero nord, durante l'inverno scorso e in queste ultime settimane. Cose che capitano, specie se si suppone che il clima vada a ramengo. Forse però è il caso di ricordare che mentre sulle medie latitudini e sulle terre emerse dell'emisfero nord la temperatura la misuriamo con una discreta densità di stazioni, in area artica i punti di rilevamento sono scarsi o del tutto assenti. Per calcolare quanto la zona si possa essere scaldata rispetto alla famosa norma, si fanno interpolazioni di 1200 km. Così i “buchi” vengono riempiti ad esempio con informazioni provenienti da punti molto più a sud (come se per sapere la temperatura di Milano si usassero i dati di Palermo), e finiscono per diventare tutti uguali, tutti bollenti, in una sorta di buffo socialismo climatico.
Questa operazione finirà dunque per regalarci l'anno più caldo di sempre, almeno così sostengono alla NASA, che gestisce uno dei tre dataset di temperature globali. Gli altri, l'Ufficio Meteorologico Inglese e quello americano della NOAA, sono invece più prudenti. Strano, perché il fatto che i tre dataset fossero sempre in sostanziale accordo è stato a lungo un punto di forza di chi teme il disastro climatico, anche se, condividendo oltre il 90% dei dati di origine, sarebbe preoccupante se non giungessero agli stessi risultati. Infatti, preoccupante, perché pare che questo accordo si sia interrotto proprio a causa del bollente 2010 e dopo aver invano provato a tirare gli altri nella mischia prima del summit di Cancun, ora la NASA è rimasta sola a tifare per il bollente 2010. Gli inglesi del resto c'è da capirli, con l'intera superficie del paese sotto la neve c'è poco da parlare di caldo, anche se si ha il loro innato sense of humor.
Sicché, i numeri parleranno anche chiaro, come detto sopra, ma tra un record di freddo e l'altro sperimentati negli ultimi mesi, viene il dubbio che parlino una lingua che è stata loro insegnata pur di giungere a un risultato, buono per i rotocalchi, pessimo per gli annali climatici, cioè per la scienza. Per cui tra un paio di settimane o poco più, quando sarà fatto l'annuncio finale e le agenzie si getteranno sull'osso, non stupitevi di aver freddo: la realtà è che avete caldo, ma non siete abbastanza addentro alla scienza del clima per capire il perché.
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