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LA PERSECUZIONE DEI CATTOLICI NELLA GUERRA DI SPAGNA
L'obiettivo era distruggere il Cristianesimo, abbattere la Chiesa e creare un paganesimo materialista
da Corrispondenza Romana

Il comunismo è stato il regime più criminale e più avverso alla religione e alla morale di tutta la storia moderna e contemporanea, cioè dal 1500 ad oggi. Esso è stato intrinsecamente criminale, cioè il crimine esisteva laddove esistevano le idee comuniste, e non in questa o quella applicazione e contingenza della storia. Esso è stato così collegato al crimine in tutte le sue forme (omicidio di massa, violenza morale, stupro delle coscienze, ateismo sistematico, abolizione dei principali diritti naturali dell’uomo come la proprietà e la famiglia), che più che un regime di natura criminale andrebbe definito sic et simpliciter, un crimine.
Questo quadro appare storicamente inoppugnabile nel quadro della cosiddetta guerra civile spagnola, come ci viene raccontata in un bel libretto da diffondere (A. Rosselli, La persecuzione dei cattolici nella Spagna repubblicana (1931-1939), ed. Solfanelli, Chieti 2008, € 7, 50). Nel decennio spagnolo, descritto con competenza dallo storico, si notò il programma più vero e più tipico del comunismo (e sempre all’ordine del giorno per quei superstiti che ancora si richiamano al crimine comunista): distruggere il Cristianesimo, abbattere la Chiesa, creare un paganesimo materialista in cui tutta l’opera della Redenzione risulti assolutamente estinta. Per un osservatore importante di quel decennio, come il laburista inglese Hugh Thomas, «mai nella storia d’Europa e forse in quella del mondo, si era visto un odio così accanito per la religione e per i suoi uomini» (p. 7).
Secondo stime recenti, «tra il luglio 1936 e l’aprile 1939, subirono il martirio 6832 cristiani (238 dei quali successivamente beatificati), 4184 appartenenti al clero diocesano, dodici vescovi, un amministratore apostolico, 2365 religiosi e 238 tra suore e seminaristi» (pp. 11-12). Il massacro ebbe fine soltanto colla vittoria dei nazionali guidati da Francisco Franco (+ 1975) e sostenuti in questo Alzamiento dall’intero episcopato con una importante lettera (del 1937) e dalle vibranti e ripetute parole di Papa Pio XI. Che l’attuale episcopato iberico abbia concepito l’idea di un grande Santuario a Valencia per commemorare i martiri innumerevoli del comunismo è degno di nota: esso aiuterà tutti i cattolici a non dimenticare mai l’esistenza del crimine per eccellenza del XX secolo: il comunismo appunto.

 
Fonte: Corrispondenza Romana, 24/4/2010