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LE AMBIGUITA' DI FAMIGLIA CRISTIANA SUI FIGLI GAY
Eppure ormai è chiaro che non è possibile affermare l'esistenza di una natura omosessuale: gay non si nasce!
di Marco Invernizzi

La rubrica "Colloqui col padre", che pubblica le lettere dei lettori di Famiglia Cristiana e le risposte del direttore o di altri padri paolini, è una delle più seguite in Italia, non solo dal folto pubblico della rivista, ma anche dai media. È ovvio, dunque, che quelle due pagine meritino una attenzione particolare per l'importanza che hanno acquisito nella formazione del costume italiano.
Il primo numero del mese di settembre ospitava la lettera di un padre che ha scoperto le tendenze omosessuali del figlio, e raccontava le conseguenze drammatiche che questa scoperta ha avuto sulla sua vita, anche matrimoniale.
La risposta del giornale (firmata con la sigla D.A.), adeguata per molti versi, presenta tuttavia un aspetto che merita un approfondimento.
La risposta inizia con queste parole: "Un figlio rivela ai genitori di essere omosessuale"; più avanti, nonostante abbia riportato correttamente che "la Chiesa rifiuta di considerare la persona puramente come un eterosessuale o un omosessuale" (Congregazione per la dottrina della fede, Cura pastorale delle persone omosessuali, 10 ottobre 1986, n. 16), l'autore della risposta prosegue con queste parole: "La dignità della persona, omosessuale o eterosessuale che sia...". In altri termini, l'autore della risposta (contraddicendo il testo del Magistero da lui stesso riportato) considera l'omosessualità come una essenza, come una parte dell'identità della persona, della sua natura.
Per questo usa il verbo essere ("è omosessuale"), invece di dire semplicemente "ha tendenze omosessuali". Una tendenza, una inclinazione, una preferenza costituisce quello che, in termini aristotelici, si chiama accidente, ossia non appartiene all'ente in termini sostanziali; l'accidente è qualcosa di aggiunto, non facente parte dell'essenza della cosa. Attiene perciò al divenire, non all'essere. Per chiarirci le idee possiamo pensare ad altre inclinazioni, come quelle alimentari, musicali, sportive... esse non definiscono la persona, e sono soggette a cambiamento mentre la persona rimane sempre la stessa. Così anche le inclinazioni sessuali, quindi anche l'omosessualità.,
Certo, gli omosessualisti danno per certa una "natura" omosessuale, e hanno i loro buoni motivi per farlo. Nonostante ciò, sebbene nessuno metta in dubbio l'esistenza di pulsioni omosessuali, l'esistenza di una "natura" omosessuale non è dimostrata, né dimostrabile. Come sarebbe possibile affermarne con certezza l'esistenza? Chi può affermare di "vedere" la vera natura delle persone, la loro più profonda essenza?
La risposta di Famiglia Cristiana prosegue: "Quel che conta è aiutare la persona a riconciliarsi con sé stessa e ad accettarne il limite". Cosa significa "riconciliarsi con sé stessa? Cosa dovrebbe accettare, quale limite? Forse l'omosessualità? Ma come può Famiglia Cristiana suggerire di accettare una tendenza che il Magistero definisce "oggettivamente disordinata" (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2358)? Probabilmente questo suggerimento è una conseguenza dell'assunto precedente: se alcune persone hanno una "natura" omosessuale, esse devono accettare questa loro natura.
Il problema, come abbiamo già rilevato, è che non è possibile affermare l'esistenza di una "natura", di una essenza, di una sostanza omosessuale. Con tutto quel che ne consegue.
Per i cattolici in cerca di un sostegno pastorale esistono proposte che si muovono in senso contrario a quello dell'accettazione: essi possono rivolgersi al gruppo Chaire (http://www.obiettivo-chaire.it) oppure al gruppo Lot (http://www.gruppolot.it).
Qui troveranno presone disposte a comprendere e accompagnare i problemi relativi all'identità sessuale, sempre più frequenti in questa società disgregata, dove i bambini spesso non hanno punti di riferimento e nella loro disperata ricerca di una identità spesso sbagliano o vengono indotti a comportamenti irragionevoli e contro natura. Troveranno chi li saprà accogliere, ma anche consigliare, qualcuno che non dirà loro che tutto è lecito e vero, che non ci sono regole e verità valide per tutti gli uomini. E questo aiuta, come è stato sperimentato ormai da molti anni, a recuperare il progetto originario di Dio su ciascuno di noi, e quindi a ritrovare un po' di gioia e serenità.

 
Fonte: La Bussola Quotidiana, 22/09/2011