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Anche questa domenica il Vangelo ci parla della remissione dei peccati. Gesù si presenta come Colui che perdona le nostre colpe; e, per far comprendere ai suoi interlocutori questo potere divino, opera una guarigione. Questa volta non si tratta di un lebbroso, come la scorsa domenica, ma di un paralitico. Il peccato non è solamente come la lebbra, ma paralizza anche l'anima e colpisce alla radice la capacità di meritare per la Vita eterna. Se grave, il peccato infatti toglie dal nostro cuore la vita di grazia, la partecipazione alla Vita divina.
Il peccato è dunque la più grande disgrazia che possa capitare nella nostra vita, e va combattuto ad ogni costo. Pensiamo invece a quanti cristiani, e ai nostri tempi sono molti, vivono abitualmente in peccato mortale senza preoccuparsi minimamente di uscirne fuori. Possiamo affermare che di paralitici, in senso spirituale, ce ne sono molti nelle nostre città, per le nostre strade; e la cosa più preoccupante è che non si accorgono nemmeno della gravità della loro situazione.
Nel Vangelo di oggi c'è un particolare molto bello che deve farci riflettere. Il paralitico, ovviamente, non poté andare da solo da Gesù, ma furono quattro persone che, sorreggendolo, lo condussero fino alla casa dove era il Signore. Queste parole sono piene di significato e ci fanno comprendere che sono i buoni che devono preoccuparsi di condurre le anime a Gesù. Anche noi possiamo essere come quei quattro uomini se sapremo accompagnare tante anime all'incontro con Dio nel sacramento della Confessione.
Prendiamoci carico di tanti nostri fratelli e sorelle che vivono abitualmente nel peccato. Parliamo loro di Gesù, della sua bontà, della vita di grazia, della necessità di fare il bene e di evitare il peccato; prepariamoli a fare una buona Confessione. Prendiamoli per mano e portiamoli da un sacerdote, affinché anch'essi possano sperimentare la misericordia di Dio. E se occorrono degli anni, non perdiamo mai la fiducia: prima o poi otterremo la grazia tanto sospirata. Santa Monica pregò e pianse per tanti anni prima di vedere il figlio Agostino sulla via giusta che conduce al cielo. Un figlio di tante lacrime non poteva non vedere la luce della grazia.
Il Vangelo dice inoltre che, vedendo la loro fede, Gesù disse al paralitico: «Figlio ti sono rimessi i peccati» (Mc 2,5). Non dice: vedendo la sua fede; ma: vedendo la loro fede. Se quel paralitico guarì e se, soprattutto, tornò a casa perdonato, fu anche per la fede di quei suoi amici che lo portarono al Signore. Crediamo dunque per chi non crede e attendiamo con fiducia l'ora della Misericordia.
La folla, al vedere il miracolo della guarigione di quel paralitico, rimase stupita e gridò: «Non abbiamo mai visto nulla di simile» (Mc 2,12). La folla rimase colpita da ciò che vide e non si accorse di un miracolo ancora più grande: quello del perdono dei peccati. Questo miracolo si compie ogni volta che noi riceviamo l'assoluzione sacramentale, ovvero quando il sacerdote dice: e io ti assolvo dai tuoi peccati... in quel momento avviene un miracolo più grande della stessa creazione, un miracolo che si rinnova tante e tante volte, un miracolo che sfugge ai nostri sensi, ma che avvertiamo nel profondo della nostra anima.
Il momento della conversione non è una meta, ma un punto di partenza. La Confessione è l'inizio per un nuovo cammino. La via del peccato non è più per chi ha conosciuto Gesù; occorre guardare avanti, e questo, agli occhi del mondo, potrà apparire come un vero e proprio miracolo: l'uomo che cambia profondamente e, da peccatore incallito, diviene testimone di Dio e della sua misericordia, diviene un segno luminoso per tanti fratelli. Sono miracoli sempre possibili, se noi poniamo le condizioni richieste: sincero pentimento e fermo proposito di camminare sulla via retta, al resto penserà il Signore.
Pensiamo a san Paolo: una volta guarito interiormente dal Signore, corse più di tutti gli altri Apostoli, e divenne il coraggioso testimone di Cristo che tutti noi conosciamo.
Questo attende il Signore da noi: la decisa volontà di chiedergli perdono e di confessare i nostri peccati. Solo così Egli ci potrà donare il suo perdono e trasformare la nostra vita.
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