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"Abc, acqua bene comune". Con questo slogan la sinistra italiana, come al solito, ha ingannato tutti, ha mentito sapendo di mentire. Intanto, a voler sottilizzare, non è vero che l'acqua sia un bene comune. Senza alcun dubbio è un bene essenziale, ma non è un bene pubblico perché il suo consumo è rivale (il mio consumo sottrae acqua a consumi di altri o ad altri utilizzi), ed è escludibile (l'accesso al consumo di norma può essere verificato, controllato e regolato, quindi concesso od impedito).
Comunque non è nostra intenzione porre in discussione che l'acqua sia un bene di cui tutti debbano usufruire, ma l'oggetto del referendum-truffa, un tranello in cui sono caduti gli italiani, non era questo, bensì riguardava la distribuzione dell'acqua. Prima la legge prevedeva che la distribuzione del prezioso liquido avvenisse in regime di concorrenza stabilendo meccanismi ben definiti per il calcolo degli ammortamenti degli investimenti necessari per la captazione dell'acqua, il suo trattamento e distribuzione, con possibilità di ricarico del 7 % per i distributori, ovvero che questi potessero rivendere l'acqua ad un prezzo maggiorato del 7 % rispetto a quello di acquisto, tenuto conto dei canoni dovuti e dei fattori di spesa sopra elencati.
Avendo eliminato questa possibilità offerta ai privati, l'acqua viene ora distribuita dai comuni, o da società loro controllate, i quali fatta fuori col referendum la concorrenza, ora sono liberi di far pagare l'acqua al prezzo del Brunello di Montalcino.
Noi all'epoca denunciammo questo stato di fatto ricevendo scarsa considerazione ed i Sì dilagarono. Per cui adesso a Napoli De Magistris si può arricchire semplicemente "prestando" le sue tubazioni alla Regione Campania che se ne serve per alimentare i comuni circumvesuviani, la quale regione è costretta a ricomprare dall'ex magistrato a 47 centesimi al metro cubo quello che gli ha venduto a 5 centesimi pochi chilometri prima, con un ricarico "solo" dell'840 %. A conti fatti un introito di 7-8 milioni di euro l'anno tutto scaricato sulle bollette dell'acqua di incolpevoli cittadini. Per questo il Mago di Napoli era favorevole al Sì al referendum voluto dal suo capo Di Pietro, che avviò il processo di privatizzazione dell'acqua quando era Ministro del LL.PP, per poi promuovere un referendum contro se stesso per mero calcolo politico. Poi succede anche che il prezzo dell'acqua stia andando fuori controllo in molte regioni, guarda caso tutte amministrate da giunte di sinistra. Secondo i risultati pubblicati dell'indagine annuale realizzata dall'Osservatorio Prezzi & Tariffe di Cittadinanzattiva, che analizza il Servizio Idrico Integrato in Italia con dati anche sulla dispersione idrica, le prime quattro regioni nella poco invidiabile classifica della spesa media annua per la bolletta dell'acqua sono (€): Toscana (431), Marche (379), Umbria (371), Emilia (369).
Al quinto posto, un po' staccata dalle altre "sorelline rosse", si situa la Puglia dello Zar Vendola con 290 € l'anno per la bolletta media, ma segnalata in forte rimonta con un aumento di quasi il 20 % del costo negli ultimi 3-4 anni. Adesso si capisce perché Bersani, che solo nel 2008 a Carpi nel corso di un convegno chiedeva che si desse man forte al PD per privatizzare l'Aimag, poi abbia cambiato idea rendendosi promotore del referendum-truffa.
La coerenza, il rigore e la trasparenza della sinistra italiana.
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