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Due genitori che hanno deciso di fare a meno di tanto superfluo e di investire nell'educazione dei figli, sono per lo Stato italiano dei potenziali evasori. Chiunque si rende conto dell'assurdità e dell'ingiustizia di questa affermazione, ma purtroppo è la verità.
Nonostante le inadempienze costituzionali nei confronti della famiglia, della parità scolastica e della cultura, la nostra burocrazia miope – nella scelta dei 100 'indicatori' per costruire il redditometro con cui individuare i possibili evasori fiscali – ha posto sullo stesso piano chi investe per il benessere e il futuro del Paese mettendo al mondo figli, educandoli nella libertà e realizzando attività culturali, con chi mantiene animali, frequenta centri massaggi, gioca online o compra gioielli. Siamo all'antico pregiudizio: chi manda i propri figli in una scuola privata, certamente è un benestante e come tale anche un sospetto evasore.
I burocrati che hanno scelto gli indicatori per lo spesometro non hanno pensato – nemmeno per un secondo – agli enormi sacrifici che molti genitori fanno per poter esercitare il loro diritto alla libertà di educazione. Altro che gioielli, massaggi o gioco online!
Nel nostro sistema dove la parità è rimasta solo a livello giuridico, chi sceglie una scuola paritaria viene pesantemente penalizzato dovendo pagare due volte: le tasse che mantengono la scuola statale e le rette dell'istituto non statale scelto. Ed ora si aggiunge il terzo onere: viene inserito d'ufficio fra i sospettati di evasione fiscale. Secondo la Costituzione tutti devono giustamente pagare le tasse. Troppi cittadini le evadono e perciò è necessario mettere in atto i necessari provvedimenti per combattere un'evasione che penalizza pesantemente il nostro Paese.
Quindi lunga vita alla lotta all'evasione fiscale. Ritenere però che le spese in questi campi siano sospette è un invito a non fare figli in un Paese che ne ha estremamente bisogno, è un attacco ai compiti educativi dei genitori ed è un sostegno al diffondersi dell'ignoranza e dell'indifferenza al bene comune.
L'Agesc chiede pertanto con forza la cancellazione nel 'redditometro' di alcuni indicatori che riguardano non spese di lusso, ma investimenti essenziali per il bene comune della comunità nazionale: gli asili nido; la scuola dell'infanzia, primaria e secondaria e i circoli culturali.
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