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« Torna alla edizione
L’agenzia Zenit.org del 14 giugno 2010 ha riportato un’intervista di Mark Riedemann al giornalista libanese Camille Eid nel programma televisivo «Where God weeps» realizzato dalla Crtn (Catholic Radio and Television Network). L’argomento è l’Iran. Dice Eid: «Per le strade di Teheran, o in qualunque parte del Paese, sono visibili ritratti di “martiri”, dell’Ayatollah, di quello precedente, Khomeini, e di quello attuale, Khamenei. Se si usa una cabina telefonica si sente la voce dell’imam Hussein dare le istruzioni». Domanda: «Se si alza il telefono si sente la voce registrata dell’imam?». Risposta: «Esatto. E nelle scuole l’insegnamento delle diverse materie è consentito, ma sempre attraverso una prospettiva fondata sul Corano e gli hadith e le altre dottrine islamiche». Domanda: «E’ vero che l’immagine dell’Ayatollah si trova persino sulla copertina dei libri di catechismo cristiano?». Risposta: «È così. E forse è un modo per ricordare ai cristiani che sono sotto la protezione del regime e sono considerati dhimmi». I cristiani sono 100mila su 71 milioni di abitanti. «Sono visti come una minoranza etnica, perché i cristiani sono prevalentemente armeni e assiro-caldei». Perciò «non hanno il permesso di celebrare i loro riti in farsi, la lingua ufficiale dell’Iran». Per impedire ai musulmani «di capire ciò che i cristiani dicono». Non si sa mai. Comunque, «la Repubblica islamica ha mantenuto la Costituzione del 1906 che riserva cinque seggi alle minoranze: tre ai cristiani, uno agli zoroastriani e l’altro agli ebrei. D’altra parte i baha’i, per esempio, che sono la minoranza non musulmana più grande, non sono rappresentati perché sono considerati eretici». La stessa Costituzione, però, «afferma che tutti gli iraniani sono eguali per razza e lingua ma la religione non è citata». Le minoranze etniche possono professare il loro credo «a condizione di non partecipare a cospirazioni contro la Repubblica iraniana. Cosa significa? Comprende anche la contestazione del regime? Il problema dell’Iran è che è un regime teocratico». In ogni caso, «nell’amministrazione pubblica è difficile che i cristiani possano trovare lavoro. Persino i direttori delle scuole cristiane sono musulmani (…), quelle poche scuole che sono state restituite ai cristiani dopo le confische del 1979 e 1980». Ovviamente, per l’apostata c’è la morte: «Alcuni anni fa si è scoperto che un ufficiale, il colonnello Hamid Pourmand, si era convertito al cristianesimo. È stato processato e sottoposto alla Corte marziale, ma a causa delle pressioni internazionali è riuscito a lasciare l’Iran». Dal 1979 (anno della rivoluzione islamica) a oggi, più di metà dei cristiani se ne è andata. E ogni anno sono circa 10mila le famiglie cristiane che se ne vanno.
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