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Probabilmente oggi Vittorio Bellavite, coordinatore per l'Italia di Noi siamo Chiesa ("Wir sind Kirche"), non direbbe più al Manifesto,come fece giusto un mese fa, di nutrire grandi speranze verso Papa Francesco. Poiché proprio Papa Francesco ha scomunicato Martha Heizer, la co-fondatrice e presidentessa di tale organizzazione ultraprogressista ed ipercritica verso Roma. Un provvedimento, che, oltre alla donna, ha colpito anche il marito Gert.
La notizia è estremamente importante: da una parte è positiva, in quanto giunge a far un po' più di chiarezza nella Chiesa. Dall'altra, mostra con evidenza lo scisma ad Essa interno e da tempo in atto. Uno scisma strisciante, capace di conquistare gli sguardi magari silenti, ma compiaciuti ed ammiccanti di diversi prelati, di qualche Vescovo, di numerosi fedeli. Non a caso a Noi siamo Chiesa, la cui sezione italiana partecipò al Gay Pride nazionale esplicitamente come sigla «cattolica», ha sempre avuto il sostegno di realtà quali il "Laboratorio Sinodale Laicale" facente capo alla "Scuola di Bologna", che tanta presa par fare ancora oggi in molte Diocesi e Parrocchie. Non a caso due milioni e mezzo di persone - tra le quali, è evidente, molti cattolici – hanno firmato nell'aprile 1995 quell'"Appello dal popolo di Dio", sempre voluto da Noi siamo Chiesa, rivolto alla gerarchia cattolica per chiedere l'introduzione del sacerdozio femminile, l'abolizione del celibato dei preti e della distinzione tra laici e clero, l'elezione "democratica" dei Vescovi ed un "adeguamento" della morale sessuale ai tempi ed ai costumi contemporanei, in sostanza la secolarizzazione della Chiesa.
Con una sfrontatezza ed un'arroganza senza pari Martha Heizer, assieme al consorte Gert, da tre anni a questa parte "celebra" una messa-farsa nella propria abitazione di Absam, davanti ad altri fedeli ed in assenza di sacerdoti. La Commissione, voluta appositamente dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, ha ritenuto per questo opportuno adottare la scomunica, trovandosi di fronte alla profanazione del Sacramento dell'Eucarestia. Provvedimento, consegnato personalmente ai coniugi settantenni dal Vescovo di Innsbruck, mons. Manfred Scheuer, ma respinto dagli interessati, dettisi addirittura «indignati e choccati», nonché pronti a proseguire per la propria strada, ritenendo urgente una «riforma della Chiesa Cattolica», forse non essendo al corrente di quanto altri, in passato, la "riforma" l'avessero già tentata.
Di certo v'è comunque che ora Noi siamo Chiesa, con annesse "Comunità di base", devono chiudere baracca e burattini. L'auspicio è che lo sguardo si spinga ora anche a quell'arcipelago di sigle e realtà loro strettamente o idealmente connesse e tuttora operanti. Quelle stesse che indussero Benedetto XVI, in un discorso fatto a Friburgo il 25 settembre 2011, ad auspicare che la Chiesa tedesca avesse a "demondanizzarsi", a «fare lo sforzo di distaccarsi dalla mondanità del mondo». Un discorso, da estendersi purtroppo anche oltre la Chiesa tedesca...
Nota di BastaBugie: la notizia della scomunica di Papa Francesco non ha trovato spazio nei telegiornali e nei mezzi di comunicazione di massa. Probabilmente ciò è dovuto al fatto che si sarebbe cominciata ad incrinare la falsa immagine buonista che hanno cucito addosso a Papa Francesco... Immaginiamo cosa sarebbe successo se questa scomunica l'avesse comminata Benedetto XVI: apriti cielo!
Solo l'Ansa, la prima agenzia italiana di informazione, ha pubblicato un breve comunicato sull'accaduto, ma stranamente la notizia ha avuto il seguente titolo: "La prima scomunica di papa Francesco". Questo dimostra la mala fede di chi fa indottrinamento sotto la scusa dell'informazione. Infatti solo chi è scorretto può pubblicare un simile titolo che dimentica che non è affatto la prima volta che Papa Francesco scomunica qualcuno. Già era successo con un sacerdote australiano a favore dei matrimoni gay. Ecco di seguito l'articolo di Serena Sartini pubblicato su "Il Giornale" del 26/09/2013 dal titolo "L'altra faccia di Francesco: scomunicato prete eretico":
Se da una parte Papa Francesco non smette di sorprendere con la sua voglia di dialogo e confronto con tutti, altrettanto ferme sono le sue posizioni che appartengono alla linea di una Chiesa tradizionalista.
Non è trascorso molto tempo da quando il Pontefice ha mostrato accoglienza verso divorziati e gay. L'ultima volta è stata nell'intervista rilasciata al direttore di Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro. I mezzi di comunicazione hanno parlato di apertura su nozze omosessuali e aborto. In realtà, la posizione del Vaticano non è cambiata di un millimetro. E Papa Francesco non si discosta affatto da quella linea dottrinale che ha contraddistinto i suoi predecessori.
Ne è una prova la notizia della prima scomunica latae sententiae firmata da Papa Bergoglio. Padre Greg Reynolds, sacerdote australiano, ha infatti ricevuto la comunicazione di scomunica dal Vaticano attraverso l'arcivescovo della Diocesi di Melbourne, Denis Hart. Il motivo? Le sue posizioni di apertura sulle nozze omosessuali e sul sacerdozio femminile. Posizioni non in linea con l'orientamento della Chiesa.
La notizia è stata diffusa dal National Catholic Reporter, un portale di informazione religiosa con sede a Kansas City. Poi ha cominciato a diffondersi soprattutto sui media australiani. E ha trovato conferma in Vaticano. «Il dossier è stato curato dalla Congregazione per la dottrina della fede, anche se la scomunica è automatica - spiegano dai Sacri Palazzi - e significa essere fuori dalla Chiesa, ovvero non poter ricevere nessun sacramento. In questo caso la decisione è stata presa per le posizioni del sacerdote che non collimano con la dottrina della Chiesa. Si tratta della prima scomunica del Pontificato di Papa Francesco. Ovviamente il procedimento era iniziato con Benedetto XVI, ma la decisione finale è stata di Papa Francesco».
Il documento della Santa Sede, scritto in latino e senza una spiegazione dettagliata, porta la data del 31 maggio. Già nel 2011 il sacerdote era stato sospeso dal suo ministero dall'arcivescovo di Melbourne. Padre Greg, dunque, non avrebbe potuto più celebrare la messa. Ma nonostante ciò, il sacerdote ha continuato a presiedere pubblicamente la celebrazione e a predicare opinioni contrarie agli insegnamenti della Chiesa cattolica. Il prete ha anche fondato un movimento, chiamato «Inclusive Catholics», che esprime posizioni di apertura e sostegno verso le nozze gay.
Ora è arrivata la scomunica di Papa Francesco. «Mi aspettavo di poter essere ridotto allo stato laicale - ha affermato il sacerdote australiano - ma di certo non mi sarei aspettato di essere scomunicato. Un tempo la scomunica era considerata un qualcosa di enorme, ma oggi le gerarchie ecclesiastiche hanno perso ogni fiducia e rispetto. Nessuno dal Vaticano mi ha mai contattato - ha aggiunto il religioso - e non mi hanno dato alcuna spiegazione».
Reynolds viene accusato di eresia, secondo il Canone 751 del diritto canonico, ovvero «l'ostinata negazione, dopo aver ricevuto il battesimo, di una qualche verità che si deve credere per fede divina e cattolica o il dubbio ostinato su di essa».
La decisione del Vaticano è definitiva e inappellabile, senza possibilità di ricorso. «Una scelta effettuata per il bene della Chiesa», si legge nella comunicazione a padre Greg Reynolds. [...]
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