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Come teoria scientifica l’evoluzionismo ha iniziato la sua parabola discendente, tuttavia sono ancora pochi i suoi sostenitori disponibili al confronto pubblico. Lo scorso 21 novembre a Chiasso (TO), a seguito della pubblicazione dell’antologia Evoluzionismo: il tramonto di un’ipotesi (Cantagalli, 2009), curata e introdotta dal vicepresidente del Consiglio Nazionale per le Ricerche, Roberto de Mattei, ha avuto luogo il primo vero dibattito sul tema: al professor de Mattei si è contrapposto il matematico Piergiorgio Odifreddi, seminarista in gioventù ed oggi presidente onorario dell’UAAR (Unione Atei Agnostici Razionalisti), noto per i suoi pamphlet di schietta impostazione laicista ed anticattolica. Il filmato della conferenza, moderata dal giornalista del “Corriere della Sera”, Armando Torno, è stato proiettato per il pubblico romano, lo scorso 20 dicembre, presso la sede della Fondazione Lepanto a Roma.
Il professor de Mattei ha esordito, argomentando le proprie posizioni antievoluzioniste su quattro punti essenziali: 1) l’evoluzionismo darwiniano è parente stretto del materialismo dialettico di matrice marxista; 2) l’evoluzionismo è privo di alcuna connotazione scientifica, basandosi esso su una teoria filosofica, la quale pretende, a sua volta, di appoggiarsi ad un nucleo scientifico che non c’è; 3) l’evoluzionismo afferma l’inesistenza di un’anima spirituale e di un’intelligenza creatrice, quindi asserisce che «il più venga dal meno, quando, in realtà, non può esistere una causa superiore al proprio oggetto»; 4) Darwin non disponeva delle attuali conoscenze in fatto di genetica e di DNA, le quali forniscono un sostegno alla teoria della “permanenza della specie”, che va palesemente contro la tesi darwiniana dell’evoluzione da una specie all’altra.
Da parte sua, il professor Odifreddi – pur dichiarandosi marxista – ha contestato l’identificazione del marxismo con il darwinismo, in quanto «nella stessa URSS sono vissuti scienziati antievoluzionisti come Lisenko, mentre nel blocco occidentale le teorie darwiniane sono sempre state accettate». Odifreddi ha inoltre rifiutato l’etichetta di relativista: «Sul piano scientifico – ha affermato il matematico – io sono un ‘assolutista’ nel senso in cui, a differenza di ‘falsificazionisti’ come Popper e Kuhn, ritengo che il progresso scientifico proceda per approssimazioni successive. Copernico, ad esempio, non ha smentito Tolomeo, ma ha soltanto trovato un sistema nuovo per spiegare la stessa teoria. A distanza di secoli, poi, Einstein ha solo raffinato le loro teorie». Parlando di evoluzionismo ed origine dell’universo, Odifreddi ha però dovuto ammettere che «non esiste una teoria condivisa che spieghi il passaggio dalla materia inorganica a quella organica».
Odifreddi ha inoltre ammesso che l’universo sia effettivamente regolato da “leggi di natura” pretendendo, tuttavia, di negare l’esistenza di un “legislatore”. De Mattei, dal canto suo, ha ricordato che «la negazione di un Dio creatore, trasferisce il potere della creazione e della trasformazione alla materia, quindi attribuisce un potere di creazione... alla creatura. Se adesso ci troviamo qui, lo dobbiamo ad una causa precedente, ovvero a Dio che ci ha tratto dal nulla».
A conclusione del dibattito, il vicepresidente del CNR ha quindi puntualizzato il vero nocciolo del problema, scaturito dalle teorie odifreddiane: «La scienza diventa scientismo quando pretende di discettare sull’esistenza di Dio, oggetto della filosofia e della metafisica». (...)
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