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Non solo il presepe nei luoghi pubblici, ma anche gli alberi, gli addobbi, le luci e la musica natalizia sono stati proibiti dalla massima autorità del Brunei, il sultano Bolkiah. La decisione, resa pubblica in questi giorni dal governo del piccolo stato asiatico, rientra nel piano di islamizzazione del paese iniziato lo scorso anno e che prevede la sua ultima e definitiva fase nel 2016.
MONARCHIA ASSOLUTA AGLI ORDINI DEL SULTANO
Il Brunei è un piccolo, ricco e giovane stato islamico, un'isola del pacifico (Isola del Borneo, sud-est asiatico) con un regime politico d'altri tempi: una monarchia assoluta di stampo feudale attualmente retta dal Sultano Hassanal Bolkiah, capo supremo politico e religioso, su cui si accentrano i poteri esecutivi, legislativi, giudiziari e militari.
Il paese, indipendente dall'Inghilterra dal 1984, è abitato da 400mila anime, o meglio 400mila sudditi agli ordini del Sultano che guida l'unico partito politico autorizzato senza necessità che il popolo esprima mai il suo parere con il voto.
Il Brunei è considerato uno dei paesi più ricchi del mondo grazie alle grosse risorse di idrocarburi. Un paradiso fiscale che basa la sua economia sul commercio del gas e del petrolio (93% delle entrate statali). L'ingente disponibilità economica dello stato permette alla famiglia reale una vita di lusso e sfarzo fino all'esagerazione; le enormi ricchezze hanno anche permesso al Brunei di diventare un paese tax-free, ossia di "non richiedere alcuna imposta o tassa ai propri sudditi e di rendere totalmente gratuiti i sistemi scolastico e sanitario, senza che ciò abbia inciso in modo eccessivo sul bilancio".
LIBERTÀ RELIGIOSA... SULLA CARTA
La costituzione del Brunei (1959) afferma che la religione di stato è l'Islam ma che tutte le altre religioni potranno essere praticate liberamente e in pace: "La religione del Brunei Darussalam è la religione musulmana Shafi'ita di quella religione: a condizione che tutte le altre religioni possono essere praticate in pace e armonia dalla persona che professa in qualsiasi parte del Brunei Darussalam".
Nonostante questo, ciò che ora preoccupa di più è la situazione dei non-musulmani nel paese (circa il 25%) i quali, negli ultimi anni, sono stati vittime di diverse misure restrittive. Già prima dell'applicazione della sharia, il Brunei era considerato tra i paesi con più limitazioni riguardo la libertà religiosa, una situazione più volte denunciata da diversi organismi internazionali come ad Open Doors, ACS (Aiuto alla Chiesa che Soffre), International Christian Concern e Pew Research Center. Nell'ultima classifica 2015 dei 50 paesi dove i cristiani sono maggiormente perseguitati (uno studio pubblicato ogni anno da Open Doors), il Brunei si situa al 27° posto.
LA DURA VITA DEI NON-MUSULMANI
I non-musulmani vengono sottoposti a diverse restrizioni: ad esempio la censura di alcuni canali delle antenne paraboliche, il sequestro di alcolici e carne non conformi alle regole alimentari, l'interdizione di tutte le riunioni pubbliche non autorizzate; le ragazze vengono obbligate a vestire secondo la moda islamica indossando il Tudong e i ristoranti rifiutano di servire pasti ai cristiani (9,4%) e buddisti (8,7%) durante il Ramadam per non infrangere le prescrizioni coraniche sul digiuno rituale; in Brunei sono vietati i matrimoni misti e in ogni caso - se si ottiene il permesso speciale - sarà la parte non-musulmana a doversi "convertire", il proselitismo religioso è severamente proibito così come l'importazione delle Bibbie; l'insegnamento del cristianesimo è interdetto anche alle scuole cristiane mentre i corsi di islam sono obbligatori in tutte le scuole, pubbliche e private; anche la vicinanza con persone del sesso opposto può essere motivo di arresto se non viene rispettata la distanza prudenziale.
La fondazione Aiuto alla Chiesa che Soffre denuncia che "In linea generale il governo impedisce l'ingresso nel Paese a religiosi esteri non islamici; e difficilmente permette la costruzione o riparazioni di edifici religiosi i gruppi religiosi non salafiti debbono registrarsi, indicando i nomi di tutti i membri. La partecipazione a gruppi non registrati è punita anche con il carcere. Deve essere autorizzata ogni riunione pubblica di 5 o più persone, sia religiosa che di altro tipo. E' proibito usare case private per incontri religiosi". Uno speciale "Ministero per gli Affari religiosi" ha la funzione di "favorire e promuovere l'islam" in tutto il paese.
LA LEGGE DI ALLAH: PENE CORPORALI PER REATI MORALI
Nel paese è in vigore dal 2014 la legge della Shari'a, il severo codice penale islamico che prevede pene corporali per i reati morali. Il processo di islamizzazione del paese prevede tre fasi e si concluderà nel 2016 con la piena attuazione della Shari'a. Il Sultano ha celebrato questa iniziativa politica come l'adempimento di un dovere religioso: "Per grazia di Allah, con l'entrata in vigore di questa normativa, il nostro dovere nei suoi confronti sarà così adempiuto". Sono previste multe per gravidanze indesiderate o proselitismo religioso che non sia islamico salafita (prima fase); previste anche l'amputazione degli arti per i ladri, la fustigazione per l'aborto o l'assunzione di alcool così come condanna a morte tramite lapidazione per il reato di sodomia ed adulterio (terza fase, dal 2016). Puniti anche i reati di "indecenza" o per la mancata partecipazione alla preghiera rituale del venerdì. Qualche mese fa il missionario italiano Pietro Gheddo affermava che questa intransigenza e radicalità religiosa, unita allo scarso impegno nello sviluppo integrale dei cittadini, finisce per scontentare anche i cittadini musulmani costretti a sottoporsi in silenzio alle decisioni del sovrano.
IL NATALE COME UN CRIMINE: 5 ANNI DI CARCERE PER I CRISTIANI
Il nome ufficiale del paese è tutto un programma: Brunei Darussalam, ovvero, "Stato del Brunei, Dimora della Pace". Peccato, però, che per vivere in pace nel Brunei sarebbe altamente consigliabile rinunciare alla propria fede e alle proprie tradizioni per sottomettersi nel più perfetto dei modi ad Allah e al suo sultano. Solo così infatti si diventerà cittadini di prima categoria e non si rischierà di andare incontro a restrizioni, controlli e censure. Le minoranze sono ormai destinate a scomparire, l'imposizione della Shari'a peggiorerà le condizioni di vita dei pochi buddisti e cristiani presenti, che da qui a pochi anni lasceranno il paese ai musulmani. Così il Brunei è destinato a diventare il paradiso fiscale e sociale degli emiri arabi.
Al fine di evitare "danni alla comunità musulmana" il Sultano ha recentemente vietato i festeggiamenti del Natale! I cristiani potranno celebrare la loro festa solo dopo il permesso delle autorità locali e limitandosi a riunioni domestiche senza nessuna manifestazione o segno pubblico. Chi sarà fermato a celebrare il Natale sarà condannato a 5 anni di reclusione. Già lo scorso anno, il governo aveva proibito le insegne luminose e le decorazioni di natale nei negozi della capitale, affermando ufficialmente che "ai musulmani è proibito imitare le abitudini delle altre religioni".
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