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Il cuore della liturgia cattolica è costituita dal Sacrificio della Croce di Cristo per la salvezza dell'uomo. Questo Sacrificio si rende sempre presente, allora come oggi, nella celebrazione Eucaristica ed è destinato a rimanere attraverso i secoli nel modo in cui Gesù stesso l'aveva istituito, contemporaneamente al sacerdozio. Nell'ultima Cena Egli, non solo ha istituito il sacerdozio, ma lo ha fatto in vista del proprio Sacrificio, poiché esso costituisce la sorgente di tutti i meriti, di tutte le grazie e di tutta la ricchezza della Chiesa. Quindi non si può comprendere il sacerdozio senza il Sacrificio, poiché il sacerdozio è fatto per il Sacrifico. In questo Gesù stesso è voluto essere anche la Vittima. Senza la reale presenza di Gesù non può esserci la Vittima e neanche il Sacrificio. Tutto è unito: presenza reale, Vittima e Sacrificio. Questa (in estrema sintesi!) la liturgia cattolica.
LUTERO
Veniamo a Lutero. Il monaco tedesco, volendo colpire il sacerdozio, diede un colpo definitivo anche a tutta la Chiesa. Egli sapeva bene che, venendo meno il sacerdote, sarebbe sparito anche il sacrificio e, conseguentemente, anche la vittima e quindi la fonte di tutte le grazie della Chiesa. Lutero era persuaso che non ci fosse differenza sostanziale fra i preti e i laici, ma che tutti costituissero un "sacerdozio universale". Questo era il primo di "tre muri" che circondavano la Chiesa e che, secondo Lutero, dovevano essere abbattuti. "Se un Papa o un vescovo - sosteneva Lutero - dà l'unzione, fa delle tonsure, consacra o dà un abito differente ai laici o ai preti, crea degli imbrogli". Tutti, di fatto, sono consacrati nel Battesimo e, dunque, non può esistere un sacramento speciale per i preti.
Il secondo muro da abbattere era la transustanziazione. Nella messa luterana viene rifiutata in toto l'idea di "sacrificio" e con essa di vittima e di presenza reale. Rimane la sola presenza spirituale, un ricordo, tanto che la Messa non può essere indicata più come un Sacrificio ma solamente con i termini di Comunione, Cena, Eucarestia. Secondo le parole del Vangelo "dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" si compie la vera e sola Messa. È per questo che Lutero rifiutò da subito la celebrazione di messe private perché mancanti della comunione col popolo. Per Lutero l'Eucarestia era "Sacramento del pane" e non più Sacrificio, considerato, ormai, come elemento di corruzione.
Il terzo ostacolo era rappresentato dal valore espiatorio del Sacrificio della Messa. Sempre secondo il monaco ribelle l'Eucarestia è un "Sacrificio di lode" ma non un "Sacrificio di espiazione". Quindi l'unico scopo della Messa diventa, per Lutero, solamente quello di rendere grazie a Dio. È dentro questa lettura che oggi alcuni protestanti parlano ancora di "Sacrificio", ma non come un Sacrifico che rimette i peccati, ma di semplice ringraziamento per l'opera di Dio.
CAMBIAMENTI NELLA FORMA
Questi cambiamenti di sostanza hanno generato modificazioni anche nella forma come l'orientamento (coram populo) del sacerdote durante la Consacrazione, l'introduzione della lingua volgare, la Comunione ricevuta sulla mano. Per non parlare anche delle conseguenze in campo artistico e architettonico. La chiesa concepita come Domus Dei, nella quale tutto (altare, pareti, affreschi, materiali, uso della luce, ecc...) deve parlare di Dio, lascia spazio, nel mondo protestante, ad edifici essenzialmente sobri, se non vuoti di decorazioni e raffigurazioni sacre. "Scompare - ricorda Francesco Agnoli - il tabernacolo, segno della Presenza divina; scompaiono spesso reliquie, santi e Madonne, abitatori della simbolica città di Dio, la Gerusalemme Celeste; non servono più, a rigore, la pianta a croce, la posizione ad Oriente, l'abside, il coro, il ciborio. [...] Anche l'altare perde il vecchio significato e la vecchia forma: diviene mensa, solitamente semplice tavola, non più sopraelevata, distaccata da scalinate e balaustre, bensì posizionata in modo da creare un rapporto più diretto, partecipativo, comunitario, fra celebrante e popolo". Un generale e diffuso sentimento iconoclasta si diffonderà nel mondo protestante, soprattutto verso le immagini della Vergine e dei Santi, un ripudio verso questi ultimi, è bene ricordarlo, "che nasce - sempre secondo Agnoli - dal terribile pessimismo antropologico luterano, secondo il quale l'uomo non è capace di compiere alcunché di buono, ma è solo e soltanto un peccatore, senza libertà, conteso tra Satana e Dio".
Nota di BastaBugie: Angela Pellicciari nell'articolo sottostante dal titolo "Se Kasper ci vuole alla scuola di Lutero" fa notare che, in vista della commemorazione a Lund (Svezia) a cui parteciperà anche il Papa, il cardinal Kasper pubblica un libro in cui sostiene la bontà delle tesi luterane e un ecumenismo che superi tutte le Chiese. Eppure questo è l'esatto opposto di quanto da sempre insegnato dalla Chiesa cattolica.
Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 09-06-2016:
Il primo giugno è uscito un comunicato congiunto della Federazione luterana mondiale e il Pontificio consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani. Nella sostanza riprende le linee del comunicato della Sala stampa vaticana del 25 gennaio che annunciava il viaggio del papa a Lund, in Svezia, per "commemorare" i 500 anni della riforma. La novità di giugno - e non si tratta di un particolare di poco conto - è la specificazione che il papa resterà in Svezia un giorno in più per incontrare i cattolici e celebrare con loro un'Eucaristia.
Per capire in che senso la Chiesa cattolica commemori Martin Lutero con l'obiettivo di celebrare "i doni della Riforma" (così afferma il comunicato congiunto), è utile prendere le mosse da un piccolo libro su Lutero recentemente dato alle stampe dal cardinale Kasper (Martin Lutero - Una prospettiva ecumenica, Queriniana). Il libro di Kasper, efficace, chiaro, ben scritto, parte da una tesi di fondo: Lutero aveva ragione, la Chiesa romana torto. Personalità dal «fascino addirittura magnetico», che «per alcuni cattolici è già diventato quasi un padre comune della chiesa», Lutero, dopo aver tentato invano di convincere papa e vescovi ad attuare la riforma da lui stesso prefigurata, «dal momento che i vescovi si rifiutavano di procedere», «dovette accontentarsi di un ordinamento d'emergenza».
Ancora: «L'appello di Lutero alla penitenza» non è stato accolto e «anziché reagire con la disponibilità alla penitenza e con le necessarie riforme, si rispose con polemiche e condanne». Vale la pena di sottolineare ancora una volta il punto di vista di Kasper: «Roma e i vescovi non hanno accolto l'appello di Lutero alla penitenza e alla riforma», e quindi, pur non volendo, Lutero è stato in qualche modo costretto a divenire ciò che è stato: Lutero «divenne il Riformatore, pur non definendosi tale». Lutero dal canto suo «si poneva nella lunga tradizione dei rinnovatori cattolici che lo avevano preceduto. Si pensi soprattutto a Francesco d'Assisi, che con i suoi fratelli volle vivere semplicemente il vangelo e così predicarlo. Oggi si parlerebbe di nuova evangelizzazione».
Kasper ricorda come la vita del monaco agostiniano ruotasse intorno alla domanda: «Come posso trovare un Dio misericordioso? Questo era il problema esistenziale di Lutero». Riforma, penitenza, misericordia, collegamento con lo spirito francescano: Kasper usa queste definizioni per proporre un'azzardata analogia con papa Bergoglio che va a Lund a "commemorare" i cinquecento anni della Riforma, che si pone come riformatore, che sta tutto dalla parte della misericordia e che ha scelto di chiamarsi Francesco.
Devo a Kasper gratitudine perché, leggendo il suo libro, ho finalmente capito cosa significhi l'espressione ecumenismo. Parola che per me era finora rimasta nel limbo della vaghezza e, in fondo, dell'irrilevanza. Adesso invece so cosa significhi e quale progetto sottintenda, almeno per Kasper. Seguiamo il ragionamento del Cardinale: «Per ecumenismo si intende tutto il globo terrestre abitato, dunque universalità invece che particolarità. Si può anche dire: a differenza del cattolicesimo e del protestantesimo, limitati nel loro aspetto confessionale, ecumenismo significa la riscoperta della cattolicità originaria, non ristretta ad un punto di vista confessionale». Deduzione: dal momento che cattolicesimo e protestantesimo esistono uno affianco all'altro, nessuno dei due è universale. Per raggiungere l'universalità si tratta di uscire dalla confessionalità, cioè dalla particolarità delle Chiese, e conquistare l'ecumenicità, nuovo modo per indicare la caratteristica universale del messaggio cristiano. Le Chiese - che sono tutte sullo stesso piano perché tutte ugualmente confessionali, cioè particolari - «devono vivere l'una con l'altra e andare l'una incontro all'altra».
Kasper è convinto che la strada dell'ecumenismo così inteso sia ormai obbligata: un regresso al confessionalismo «sarebbe una catastrofe» perché così facendo non saremmo in grado di contrastare l'ecumenismo secolare «che vorrebbe estromettere il cristianesimo dalla sfera pubblica». Ancora: «Nell'ecumenismo cristiano, perciò, è in gioco l'unità della Chiesa, nel servizio all'unità e alla pace del mondo. Si tratta di un umanesimo universale, che è fondato in Gesù Cristo quale nuovo e ultimo Adamo». L'impianto del ragionamento di Kasper è chiarissimo quanto originale: la Chiesa di Roma non è cattolica perché non è universale. È confessionale. Per riconquistare la cattolicità bisogna che insieme alle altre Chiese dia vita ad una «diversità riconciliata».
Questo però è l'esatto opposto di quanto la Chiesa ha sempre insegnato in duemila anni. Nonostante tutte le eresie e tutti gli attacchi che le sono stati rivolti (da Lutero con estrema violenza) la Chiesa non ha mai perso la consapevolezza di essere cattolica, cioè universale. Chiesa cattolica, apostolica, romana. Non a caso romana: da tempo immemorabile Roma è il mondo (come la benedizione solenne urbi et orbi mostra) e Pietro e Paolo a Roma non fanno che portare a compimento la vocazione romana all'universalità (non c'è più né schiavo né libero, né uomo né donna, né giudeo né greco, scrive Paolo ai Colossesi e ai Galati). La Chiesa cattolica, apostolica, romana, non ha alcun bisogno di recuperare quell'universalità che da sempre la caratterizza e che da sempre è insidiata da altri centri di potere che desiderano imporre sulle ceneri dell'universalità romana un nuovo tipo di universalità.
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