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Un'esistenza senza macchia, santa e immacolata, non è una dolce illusione o un sogno senza speranza; è il destino che ci è stato assegnato: In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati (Ef 1,4). È l'ideale che Dio ha scritto indelebilmente nel cuore dell'uomo. Perciò in ogni uomo, che le vicende della vita non abbiano tutto snaturato o corrotto, c'è sempre una nostalgia di innocenza; una nostalgia elusa di solito e soffocata, che torna però a farsi sentire nei momenti di maggior lucidità e di più chiara sincerità.
Essere santi e immacolati: questo è dall'eternità il programma che ci è stato dato da Dio che non cambia i suoi intendimenti e non si lascia disaminare dalle delusioni che le creature gli danno.
In effetti, alla sublime chiamata del Padre, che misteriosamente ci ha scelti prima della creazione del mondo, ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli (Ef 1,3), predestinandoci ad essere suoi figli (Ef1 ,5), stranamente e tragicamente l'uomo risponde con un rifiuto.
LA RIBELLIONE DEL PECCATO
L'incredibile resistenza dell'uomo all'amore incredibile del suo Creatore si chiama peccato; è un'ombra che accompagna e deturpa la nostra storia fin dai suoi inizi; è la causa vera di tutti i nostri mali e di tutte le nostre tristezze.
Alla originaria e fondamentale chiamata dalla santità (ci ha scelti per essere santi) la risposta dell'uomo è stata la ribellione e la colpa; una colpa che ci ha macchiati tutti, che a tutti ha precluso l'accesso all'albero della vita e al giardino della felicità; una colpa che ha insinuato nel nostro cuore la diffidenza verso il Dio che ci ama e ci colloca nella triste paura di incontrarci con colui che è il senso e la luce della nostra esistenza: Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura (Gv 3,10).
Dopo il peccato di Adamo, la vita senza macchia sembra diventata una mèta irraggiungibile, l'inutile velleità di anime senza buon senso e senza concretezza.
Ma il peccato che ha devastato l'uomo non ha spento l'amore di Dio e non ne ha mutato la decisione.
Il mondo si è di certo avvilito e dissestato, ma non fino alla sua radice e al suo fondamento, dal momento che la radice vera dell'umanità e il fondamento dell'universo sono il Signore Gesù, il Figlio di Dio, nel quale tutte le cose sussistono, nel quale dall'eternità siamo stati pensati e voluti dal Padre: In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo (Ef 1,4).
La contaminazione del mondo non ha raggiunto colui che del mondo è il cuore vivo, innocente, pulsante di vita divina.
Perciò in Cristo, crocifisso e risorto, l'ideale di una vita immacolata, che su questa terra sembra un mito illusorio, ritorna a essere per tutti una concreta possibilità e resta il destino a cui tutti siamo stati chiamati. Solo che ormai questo destino si colloca in un ordine di redenzione; cioè può avverarsi come frutto di un riscatto doloroso, come conseguenza di una riconquista, come effetto di una vittoria di Dio ottenuta attraverso l'obbedienza, l'amore, la sofferenza, la morte di Cristo.
MARIA, LA PERFETTA REDENTA
La creatura in cui la redenzione di Cristo si è operata nel modo più efficace e totale è la Vergine Maria. Sublimiori modo redempta: redenta in maniera più sublime, dice il documento con cui Pio IX nel 1854 ha dichiarato la "Immacolata concezione" di Maria, appartenente al patrimonio della nostra fede. In lei l'ideale primitivo, essere santi e immacolati, si avvera perfettamente dal primo istante di vita. Non c'è ombra di peccato, di bruttezza interiore, di infedeltà, in colei che è la piena di grazia (Lc 1,28).
Maria apparve nella storia di Israele come una dei "poveri di Jahvè", cioè di quelle persone che solo in Dio (e non nei mezzi umani e nei potenti della terra) ripongono la loro fiducia. Le narrazioni evangeliche ce la mostrano silenziosa e tranquilla, indifferente al giudizio del mondo, anche nei momenti penosi provocati dalla sua misteriosa maternità.
È la creatura obbediente che in un "sì", in un "eccomi", ha riassunto ed espresso tutto il senso della propria esistenza.
È la vergine libera e consapevole che, prima tra le fanciulle ebree, ha scelto la strada della donazione sponsale a Dio, esplicitamente e irrevocabilmente voluta: non conosco uomo (Lc 1,34).
È la sposa e la madre che realizza perfettamente la sua femminilità in tutte le sue virtuali ricchezze e in tutto il suo valore inestimabile.
Sposa, vergine e madre, incontaminata perché colma d'amore, ella si manifesta agli uomini come la figura e la primizia della santa Chiesa, che è la sposa feconda di Cristo, senza macchia né ruga, sempre insidiata, sempre perseguitata, sempre incompresa dal mondo, ma fedele al suo Signore, testimonianza eloquente (contro l'apparente trionfo del male) della divina energia che da Cristo crocifisso, assiso alla destra del Padre, continua a riversarsi sulla terra e a lievitarla di grazia.
Nel mistero della Chiesa anche noi, sia pure in modo imperfetto, possiamo come Maria esistere senza colpa. Il battesimo ci ha riportati allo stato di innocenza cui Dio dall'inizio ci aveva chiamati. Questo battesimo - continuamente riscoperto e riattivato nel sacramento della penitenza, nella partecipazione all'Eucaristia, nella tensione quotidiana alla coerenza della vita con la nostra fede - ci assimila a Maria, la Vergine immacolata, e ci riconduce ogni giorno alla bellezza originaria del disegno di Dio.
Vivere in questa crescente consapevolezza, intelligente e operosa, della nostra elezione a figli di Dio sia in questa celebrazione il nostro desiderio, la nostra preghiera, in nostro rinnovato proposito.
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