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La notizia è di quelle che meritano un trafiletto non firmato in un angolo di giornale. Almeno, confezionato in tal guisa l'ho trovato sul quotidiano che frequento. Una ragazza di Vicenza si è sentita male a scuola ed è finita al pronto soccorso. Qui i medici si sono accorti che si era procurato un aborto fai-da-te tramite farmaci (non si sa se pillole del giorno dopo, dei cinque giorni dopo o altro intruglio chimico equipollente).
QUATTRO ABORTI IN TRE ANNI
La ragazza, una ghanese di diciotto anni, ha confessato che questo è il suo quarto aborto in tre anni. Sì, avete letto bene. Quattro. E uno dietro l'altro. Diciotto meno tre fa quattordici-quindici. Ha anche detto che è il suo fidanzato a pretendere ogni volta la misura. Lei, poverina, non sa dirgli di no. E l'amore, si sa, è cieco. E poi dicono che gli immigrati non si integrano con le usanze occidentali. Comunque, complimenti per la fertilità, a ogni colpo un centro. Speriamo che l'integrazione con i costumi degli italiani non cattolici (osservanti, perché ci sono anche quelli adulti, ndA) prosegua e si concretizzi in pillole anticoncezionali da prendere prima, perché, si sa, è meglio prevenire. Si chiama principio di precauzione, sapete, quello che va tanto di moda per gli ogm. Naturalmente, esistono anticoncezionali da «durante» e si chiamano preservativi. Certo, che il «fidanzato» della ghanese (che si suppone ghanese pure lui, ma non è detto) ha un ben alto concetto della sua «fidanzata», la quale è dai lui trattata alla stregua di un portacenere, recipiente che si svuota quando è pieno e si torna a riempire una volta vuoto.
USA & GETTA
Quattro aborti in tre anni. Da Guinness, complimenti. La notizia ha letteralmente scavalcato l'8 marzo, forse per non mettere in imbarazzo il famoso slogan «l'utero è mio e lo gestisco io». Sì, perché in questo caso l'utero sarà pure suo ma lo gestisce il fidanzato. E lei gli vuole tanto bene che non sa dirgli mai di no. Eh, davvero l'amore è cieco. Ed è cieca pure la giustizia: la signorina è maggiorenne, perciò quindici giorni di galera con la condizionale. Procurato aborto. Cari miei, le regole vanno rispettate e si abortisce in ospedale. Fa parte dell'integrazione. Che ne sarà dei due piccioncini incontinenti? Sarebbe paradossale se, una volta convolati a nozze o a convivenza, non riuscissero più ad aver figli. Già, perché talvolta la psiche fa brutti scherzi: usciti dall'eccitamento della clandestinità, la macchina potrebbe non funzionare bene come prima. Si può sempre ricorrere a madre surrogata (altro tema assente dagli 8 marzo), che magari è una che abortisce i suoi perché non può mantenerli e si concede a nolo altrui per guadagnare. Queste donne usa & getta non compaiono nelle manifestazioni di piazza. Né nei sermoni del presidente. Trafiletti non firmati in angolo di giornale. L'aborto? Un anticoncezionale come gli altri. Molti lo chiamano confidenzialmente Ivg.
Nota di BastaBugie: Nek nel 1993 presentò a Sanremo la canzone dal titolo "In te (il figlio che non vuoi)". Evidente il testo che presente l'aborto per quel che è: l'uccisione di un figlio che già vive nel corpo di sua madre. La canzone si rivolge a una ragazza rimasta in stato interessante dicendole che: tuo figlio "vive in te", ma "non sa che tu vuoi buttarlo via" ma considera che "il figlio che non vuoi è già con noi!". Nonostante che il figlio non fosse previsto o voluto, la sua vita resta un valore assoluto.
Poi Nek ha preferito ammorbidire i testi delle sue canzoni successive fino ad annacquarne i significati, in modo da mantenere il successo e non pregiudicare la sua carriera artistica.
Ecco comunque il video con la canzone cantata sul palco di Sanremo alla sua prima apparizione:
https://www.youtube.com/watch?v=RFb9cBrt_E4
Ecco invece il link al video con la canzone "In te (il figlio che non vuoi)" con immagini che spiegano il testo:
http://www.youtube.com/watch?v=JQHGconWOq0
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