
I PIÙ LETTI DEL MESE
-
SERVE MOLTO
Non costa nulla
La Bussola, Aiuto alla Chiesa che soffre, Van Thuân, Provita, ecc.
-
Audio registrati

SCEGLI UN ARGOMENTO
Aborto
America
Animalisti e vegetariani
Attualità
Cinema
Comunismo
Cristianesimo
Ecologia
Economia
Eutanasia
Evoluzionismo
Famiglia e matrimonio
Fecondazione artificiale
Immigrazione
Islam
Libri
Liturgia e sacramenti
Morale
Omelie
Omosessualità
Pedofilia
Pillole
Politica
Santi e beati
Scienza
Scuola
Storia
Televisione
« Torna alla edizione

Per paura del contagio, gli ebrei allontanavano dai centri abitati tutti quelli che erano stati colpiti dalla lebbra. Questi sventurati dovevano vivere appartati, lontani da tutti, e da tutti schivati. Il lebbroso veniva considerato come un essere pericoloso, condannato alla solitudine e all'abbandono. In caso di guarigione, il lebbroso doveva presentarsi dal sacerdote, il quale, constatato l'avvenuto risanamento, riammetteva il fratello nella società.
I commentatori del Vangelo hanno sempre visto nel miracolo riportato nel brano di oggi un miracolo ancora più grande e importante: quello della nostra guarigione dal peccato. Come Gesù ha voluto guarire quel povero lebbroso, così, e ancora di più, vuole guarire anche noi dalla lebbra del peccato. Il peccato, come la lebbra, porta alla morte, non però del corpo, ma della vita spirituale.
Vi è un particolare che accomuna la lebbra al peccato: la sua natura contagiosa. Il peccato tende sempre ad allargare la sua influenza, e non è raro il caso in cui l'uomo venga contagiato dal cattivo esempio degli altri. Di fronte al peccato, l'uomo ha solo una possibilità: ricorrere al Signore, con la fiducia di essere guarito, supplicando Gesù come il lebbroso del Vangelo: «Se vuoi, puoi purificarmi!» (Mc 1,40).
Quando uno si pente sinceramente dei suoi peccati, Gesù subito lo perdona; ma, come al lebbroso del Vangelo, dice: «Va' a mostrati al sacerdote» (Mc 1,44). Il sacerdote doveva verificare l'avvenuta guarigione e riammettere il lebbroso sanato alla vita comunitaria. Anche se siamo sinceramente pentiti, se siamo consapevoli di aver peccato mortalmente, non possiamo ricevere la Comunione, dobbiamo prima presentarci al sacerdote per ricevere l'assoluzione sacramentale. Egli verificherà il nostro pentimento e, in Nome di Dio, ci donerà il perdono dei nostri peccati.
Questa dottrina è stata da sempre insegnata dalla Chiesa, anche nell'ultimo Catechismo, e, con parole molto forti, dal papa Giovanni Paolo II. Il Papa, nell'Enciclica Ecclesia de Eucharistia, citava innanzitutto il Catechismo, quando dice: «Chi è consapevole di aver commesso un peccato grave, deve ricevere il sacramento della Riconciliazione prima di accedere alla Comunione» (CCC, n. 1385); inoltre, poco prima, citava san Giovanni Crisostomo, il quale, in una sua omelia, così scriveva: «Anch'io alzo la voce, supplico, prego e scongiuro di non accostarci a questa sacra Mensa con una coscienza macchiata e corrotta. Un tale accostamento, infatti, non potrà mai chiamarsi comunione, anche se tocchiamo mille volte il corpo del Signore, ma condanna, tormento e aumento di castighi».
Ascoltando queste parole non possiamo rimanere indifferenti. Il messaggio di Giovanni Paolo II è stato molto chiaro. Con l'assoluzione sacramentale, quando il sacerdote pronuncia su di noi le parole di perdono, noi, come il povero lebbroso del Vangelo, entriamo in contatto con la misericordia stessa di Gesù e veniamo lavati nel suo Sangue Divino.
Gesù continua a mandare i lebbrosi dal sacerdote, i lebbrosi piagati dal peccato. Le parole che il sacerdote pronuncia al termine della Confessione non sono una semplice dichiarazione dell'avvenuto perdono, ma compiono una autentica trasformazione. Il sacerdote, in quel momento, è Cristo stesso che perdona e guarisce interiormente, usando la formula in prima persona: Io ti assolvo dai tuoi peccati.
Da questa riflessione deve nascere in noi una grande stima per questo Sacramento istituito per liberare l'uomo dal peccato. Per fare una buona Confessione dobbiamo fare nostro l'atteggiamento del lebbroso di cui parla il Vangelo, dobbiamo pertanto riconoscere il male che è dentro di noi. Non si va dal confessore per giustificarci o per dire i peccati degli altri, ma per manifestare semplicemente le colpe che abbiamo commesso.
Ai giorni d'oggi, molto spesso, si è perso il senso del peccato, e ci si sente a posto davanti a Dio. Altre volte il nostro accecamento arriva al punto da non riconoscere l'autorità della Chiesa che ci richiama sulla gravità di alcuni peccati.
Preghiamo che il Signore apra bene gli occhi del nostro cuore, affinché, con umiltà, riconosciamo la nostra miseria. Dio sarà subito pronto a perdonarci e ad innalzarci ancora più di prima. Ma, se manca questa umiltà, noi rimarremo sempre nel nostro accecamento e continueremo a vivere in questa illusione, la più pericolosa che ci possa essere.
-
Pubblicato 10 anni fa...
JOVANOTTI
Al summit segreto...
di Antonio Socci
Articolo del 10 giugno 2015
-
Libro della settimana
LA MESSA
Spiegata ai bambini
Edizioni Il Timone
Anno 2015 / pag. 50 / € 6
-
Video della settimana
PERNINA
Nel cuore della Toscana
Campi estivi 2025
Partecipanti da tutta Italia!
-
Da FilmGarantiti.it
THE 33
Una storia vera
Giudizio: stupendo (***)
Genere: storico (2015)
-
I dossier di BastaBugie
CHIARA FERRAGNI
La regina delle influencer
Dossier: 7 articoli + 1 video
-
Santo della settimana
SANT'ANTONIO
Il frate predicatore
di Padre Stefano Manelli
Festa: 13 giugno
-
Video per la formazione
IL METODO TRUMP
Capire gli USA oggi
di Maurizio Milano
Durata: 17 min. (23/05/2025)
-
Personaggi del passato
BERNARDO CAPROTTI
Fondatore di Esselunga
Denunciò le scorrettezze politiche delle Coop
1925 - 2016 (91 anni)