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GHEDDAFI IN VISITA IN ITALIA SOSTIENE CHE GESU' NON E' MORTO IN CROCE: ECCO PERCHE' CHI SEGUE IL CORANO SI COPRE DI RIDICOLO...
di Giampaolo Barra

Il leader libico Mu'ammar Gheddafi, giunto domenica 15 novembre in Italia per partecipare al vertice mondiale della Fao che si sta svolgendo a Roma, ha incontrato giovani e avvenenti ragazze italiane per impartire loro una non richiesta lezione sull’Islam, invitandole poi espressamente a convertirsi alla religione maomettana. Invito corroborato dal dono a ciascuna delle partecipanti di una copia del Corano e di un altro libro, scritto dal relatore.
Nel suo discorso, il neo-predicatore islamico ha sostenuto, tra altre cose, che Gesù di Nazareth non sarebbe morto in croce: «Voi – ha detto – credete che Gesù è stato crocifisso ma non lo è stato, lo ha preso Dio in cielo. Hanno crocefisso uno che assomigliava a lui».
Questa affermazione ha la sua radice nel Corano, che al versetto 157 della Sura 4, accusando i giudei di avere deviato dalla via indicata da Dio, mette loro in bocca queste parole: «Abbiamo ucciso il Cristo, Gesù figlio di Maria, Messaggero di Dio» e le commenta denunciandone l’infondatezza: «… mentre né lo uccisero né lo crocifissero, bensì qualcuno fu reso ai loro occhi simile a Lui».
Ora, è sufficiente dimostrare – come è stato abbondantemente fatto – che Gesù Cristo fu realmente crocifisso «sotto Ponzio Pilato» per documentare l’inconsistenza della credibilità storica del Corano. Almeno su questo punto. Che è decisivo per l’attendibilità dell’intera religione islamica.
Tuttavia, volendo dare per assodata l’affermazione del Corano, se ne dovrebbe dedurre una serie davvero improbabile di concomitanze.
La prima: l’ingenuità dei Romani che, dominatori del mondo grazie ad una civiltà, cultura, organizzazione militare e giurisprudenza impareggiabili a quel tempo, si sarebbero fatti beffare non si sa bene da chi (da Dio?) crocifiggendo un sosia al posto di Gesù.
La seconda: la sprovvedutezza dei notabili Giudei e di gran parte del popolo di Gerusalemme, che dopo aver brigato in tutti i modi per far condannare a morte il Cristo, che ben conoscevano anche di vista, se lo sarebbero lasciato sfuggire, facendosi gabellare da un suo sosia.
La terza: l’incomprensibile, autolesionistico comportamento degli amici di Cristo, i quali, a breve, sarebbero andati incontro al martirio per imitarlo, senza accorgersi che inchiodato alla Croce non c’era finito il loro Messia, ma un altro uomo.
La quarta: l’onniscienza di Maometto, il quale, ben sei secoli dopo i fatti accaduti sul Calvario, sarebbe stato il solo a conoscere come era andata, realmente, la vicenda.
Pare doveroso, dunque, se si vuole prestar fede al Corano su questo punto e dare ragione al leader libico, ammettere una serie di coincidenze del tutto inverosimili.
Forse, è più ragionevole pensare che, almeno qui, il testo sacro “dettato” a Maometto abbia preso un colossale abbaglio. Al quale crede, purtroppo, oltre un miliardo di uomini.

 
Fonte: iltimone.org, 16-11-2009