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E’stata presentata l’agenda bioetica del Governo, un documento nel quale si rivendica una linea costante dell’esecutivo e si indicano delle linee di azione per il futuro.
Sembrerebbe una buona notizia (anche se i politici sono soliti proclamare pubblicamente le proprie ottime intenzioni per il futuro e i cittadini hanno imparato che i proclami sono una cosa, ma le effettive realizzazioni sono un’altra …).
Ma la lettura del documento fa scoprire come questa “linea di azione” si fondi su affermazioni false e così, giunga a propositi non condivisibili.
Sentiamo cosa dice il governo:
“LA LEGGE 194 CHE CONSENTE, A CERTE CONDIZIONI, L’INTERRUZIONE DELLA GRAVIDANZA, NON CONSIDERA L’ABORTO COME DIRITTO MA COME ESTREMA E DOLOROSA RATIO, DA EVITARE, OVE POSSIBILE, CON INTERVENTI DI PREVENZIONE A FAVORE DELLA VITA”.
L’affermazione è gravemente falsa: la legge 194, nei primi novanta giorni dal concepimento, riconosce l’aborto come un diritto individuale assoluto della donna, che può interrompere la gravidanza sulla base della sola volontà e per qualunque motivo; nei mesi successivi la legge permette, per di più, l’aborto eugenetico, menzionando le possibili malattie o malformazioni del bambino come causa di ricorso ad esso.
Gli “interventi di prevenzione a favore della vita” sono facoltativi (non è nemmeno obbligatorio il passaggio in un consultorio) e resi vani dal previo riconoscimento alla donna di abortire se lo vuole.
“IN QUESTO SENSO, VOGLIAMO SCONGIURARE L’EVENTUALITÀ CHE L’INTRODUZIONE DI NUOVE TECNICHE (AD ESEMPIO IL METODO FARMACOLOGICO) PORTI A UNA CONCEZIONE DELL’ABORTO NON COME PROBLEMA SOCIALE MA COME DIRITTO PRIVATO, APPRODANDO ALL’ABORTO A DOMICILIO”.
L’aborto è già un “diritto privato”, tanto che i Giudici civili risarciscono le donne che sono state impedite ad esercitare questo diritto. Quella che viene chiamata “privatizzazione dell’aborto” è già stata attuata con la contraccezione abortiva, con la cd. “pillola del giorno dopo” e lo sarà ancor di più con la cd. “pillola dei cinque giorni dopo”: tutte pratiche capaci di uccidere l’embrione già formato e che la legge 194, insieme con il Governo, si guardano bene dal vietare, fingendo che, se non vi è “gravidanza” non vi possa essere “interruzione di gravidanza”, anche se un embrione viene ucciso impedendogli di essere accolto nel corpo della madre.
“PROPONIAMO UN PIANO FEDERALE PER LA VITA, DA COSTRUIRE NELLA COLLABORAZIONE TRA IL MINISTERO E LE REGIONI, CHE FINALMENTE DIA PIENA APPLICAZIONE ALLA PARTE FINORA MENO CONSIDERATA DELLA LEGGE 194, QUELLA DELLA TUTELA DELLA MATERNITÀ E DELLA PREVENZIONE.”
Non esiste una “parte buona” della legge 194 e il fatto che quegli ipocriti articoli che parlano di prevenzione non abbiano trovato attuazione è inevitabile conseguenza della natura della legge: davvero pensiamo che la “tutela della maternità” possa venire da una legge che legittima l’uccisione dei bambini non ancora nati?
“SIAMO UN PAESE “MODELLO” PER LA BATTAGLIA CONTRO L’ABORTO: ABBIAMO TASSI DI ABORTIVITÀ TRA PIÙ BASSI IN EUROPA, IN COSTANTE DIMINUZIONE DAGLI ANNI OTTANTA”.
Il sottosegretario Roccella si è dimenticata dei cinque milioni di bambini uccisi in questi trent’anni? E di tutti quelli soppressi con la contraccezione abortiva e le “pillole che uccidono”? Si è forse dimenticata delle donne straniere che, negli ultimi anni, sono venute nel nostro paese e che, in forza della assoluta libertà di abortire, hanno ripetuto l’uccisione del bambino tre, quattro, cinque volte? Si è dimenticata degli aborti clandestini, la cui sparizione era un obbiettivo sbandierato all’epoca di approvazione della legge, che sono sempre decine di migliaia ogni anno?
“VOGLIAMO DIFENDERE LA LEGGE ITALIANA SULLA PMA, APPROVATA DAL PARLAMENTO, CONFERMATA DA UN REFERENDUM, E SOSTANZIALMENTE RICONFERMATA DALL’INTERVENTO DELLA CORTE COSTITUZIONALE CHE NE HA LASCIATO INVARIATO L’IMPIANTO. LA NOSTRA LEGGE NON CONSENTE PRATICHE DI SELEZIONE EUGENETICHE, E LEGA L’ACCESSO ALLA PMA ALL’INFERTILITÀ.”
Che una legge sia approvata dal Parlamento pare scontato; che sia confermata da un referendum non la rende di per sé una legge giusta (fu confermata da un referendum anche la legge sull’aborto). Il sottosegretario finge che la legge permetta l’accesso alle sole coppie infertili e, soprattutto, finge che essa non permetta pratiche di selezione eugenetica: la selezione eugenetica degli embrioni è insita nelle stesse tecniche di fecondazione in vitro, che lo considerano un prodotto, una cosa senza alcuna dignità; come la Corte Costituzionale ha sancito (e prima della Corte i giudici civili), la legge permette la produzione di un numero di embrioni indefinito, permette che alcuni siano congelati (ovviamente dopo essere stati selezionati) e non vengano trasferiti nel corpo della madre, permette la diagnosi genetica preimpianto, permette l’accesso alle tecniche a coppie che non sono sterili, non impedisce l’accesso ai singoli, mediante trucchi facilissimi e non puniti, rende di fatto possibile la fecondazione eterologa.
Soprattutto quella legge permette che ogni anno 70.000 - 80.000 embrioni (un numero che cresce ogni anno) vengano prodotti con la certezza della loro morte, così sommandosi questo enorme numero a quello dei bambini abortiti.
“IL CASO ENGLARO, PUR NELLA TRAGICA CONCLUSIONE, MEGLIO DI OGNI ALTRO HA INDICATO LE PRIORITÀ DEL GOVERNO RIGUARDO AL VALORE INDISCUSSO DELLA VITA. SI CONFERMA IL PRINCIPIO DI PRECAUZIONE E UN NO FERMO A OGNI FORMA DI EUTANASIA. L’IMPEGNO DEL GOVERNO PER ARRIVARE A UNA LEGGE NAZIONALE CHE STABILISCA IL PRINCIPIO DEL CONSENSO INFORMATO E ASSICURI L’ATTUAZIONE DELL’ARTICOLO 32 DELLA COSTITUZIONE E LA LIBERTÀ DI SCEGLIERE LE TERAPIE È STATO, IN QUESTI MESI, COSTANTE.”
L’uccisione volontaria di Eluana Englaro non ha niente a che vedere con il principio del consenso informato e con la libertà di scegliere le terapie: è stata – il Sottosegretario Roccella sembra non accorgersene – l’eutanasia praticata su una disabile incosciente in ragione dell’inaccettabilità per gli altri del suo stato.
Il problema non è, quindi, quello di permettere a tutti di esprimere la propria volontà di essere ucciso in un futuro incerto, ma quello di impedire che disabili come Eluana Englaro, bambini prematuri, anziani dementi, pazienti gravi, vengano fatti morire negando loro le cure necessarie.
La legge sulle dichiarazioni anticipate di trattamento, invece, permette proprio queste pratiche, sia pure nascondendole sotto la falsa rivendicazione secondo cui “nessuno può decidere per te!”.
Diffidiamo di “agende bioetiche”, soprattutto se basate sulla preventiva accettazione che leggi ingiuste siano buone e che progetti su cui si sta formando un consenso in Parlamento siano destinati a produrre leggi buone.
Il dovere della verità impone di guardare con realismo a quello che succede davvero: ai bambini e agli embrioni che vengono uccisi, alle donne lasciate sole nella desolazione dell’aborto, ai vecchi, disabili e deboli cui verrà presto prospettato un “dovere di morire”.
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