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Fortuna che c'è Repubblica a tenerci aggiornati su tutte le perversioni contemporanee sennò come faremmo? Un interessante articolo di Marino Nola pubblicato ieri ci informa dell'esistenza dei vegansexual. Trattasi - nientemeno - di nuova tendenza del veganesimo che tende a prediligere i rapporti sessuali tra vegani e ad evitare coloro che mangiano carne. Ergo: salsicce e salamelle bandite dal talamo perché si tratta di una promiscuità molto grave che avrebbe anche delle giustificazioni, diciamo così, olfattive: i non vegani infatti, che poi sarebbero la quasi totalità della popolazione tranne quegli invasati dei vegani, emetterebbero degli strani odori.
Eh…certo, mangiando carne animale, tra cosciotti di pollo e prosciutti di suino, mangiano carcasse di animale. Dunque, in poche parole: puzzano. Che poi: si azzardassero e definire il ragù di nonna Silvana un cimitero di animali mentre lei è pronta a scolare le tagliatelle e a servirle in tavola fumiganti, vedi come le rincorrerebbe con il mestolo, queste frigide eretiche da tavola.
Eccoci al punto. L'eresia. Dall'articolo si scopre che questo movimento di vegansexual, non si sa quanto diffuso al mondo, in realtà non è altro che una riedizione riveduta e corretta di antiche eresie gnostiche dei primi secoli cristiani che consideravano la carne con disprezzo: Encratiti, Eustaziani, Priscilliani e quant'altro avevano la loro ragion d'essere nelle eresie che di fatto negavano l'incarnazione: negando il Dio che si fa carne, la carne è nemica dell'uomo. E pertanto alcuni di loro attribuivano al demonio l'uso di mangiare bistecche e cosciotti.
Fortuna che arrivò poi Sant'Agostino a rimettere le cose in chiaro e dare loro il matterello della pasta sfoglia in testa. Nola infatti ricorda che il vescovo di Ippona, nel suo libro sulle eresie, imputa proprio al veganesimo spinto dei Priscilliani l'incremento delle liti famigliari e delle separazioni causate dalle abitudini alimentari di questi strani coniugi. Ma in questo Agostino fu davvero un salvatore: bollando la stravaganza come eresia contribuì anche all'estinzione di questi invasati dell'insalata. Che oggi - seppur in forme diverse sono tornati, sempre però con lo stesso spirito gnostico e fondamentalmente anti umano.
Questa storia ci dimostra alcune cose interessanti: anzitutto che è merito della Chiesa cattolica, dei suoi vescovi e dei suoi Padri nei secoli se credenze, superstizioni e altre stupidaggini sono state debellate consegnando all'uomo un corretto, armonioso e razionale rapporto con il proprio corpo. E che dobbiamo dunque ringraziare i credenti in Cristo se oggi l'uomo non è ottenebrato da queste sciocchezze. Ma la storia ci insegna anche un'altra verità: oggi, che la fede è in crisi e spesso gli uomini di Chiesa non fanno il loro dovere di correzione degli errori, questi errori vengono propagati dopo essere stati ritirati fuori dalla naftalina della storia. Lo vediamo anche nel piccolo del veganesimosessuale. La conclusione è semplice: nella vita dell'uomo moderno serve molta più Chiesa e vita di fede e dottrina sana per uscire dalle nebbie della follia.
Nota di BastaBugie: nell'articolo di Andrea Zambrano si parla delle eresie degli Encratiti e dei Priscilliani che negavano l'incarnazione. Ovviamente negando il Dio che si fa carne, la carne diventava, per loro, nemica dell'uomo. Pertanto attribuivano al demonio l'uso di mangiare bistecche e cosciotti.
Ecco cosa erano queste due pericolose eresie (che sono drammaticamente tornate di moda oggi anche se con nuova denominazione, ma stessa dottrina anti-procreazione, anti-matrimonio, vegetariana, in definitiva disumana) secondo quanto riportato su Wikipedia:
ENCRATISMO
L'encratismo è una dottrina morale di matrice gnostico-cristiana a sfondo ascetico, di probabile influenza sethiana, che si diffuse in Gallia e Spagna tra la fine del III e l'inizio del IV secolo. I seguaci di questa dottrina vengono detti encratiti.
Il termine deriva dal greco enkràteia, tradotto abitualmente come «continenza»: in realtà il significato rimanda al «dominio di sé» nell'accezione già indicata da Socrate, e si riferisce alla capacità dell'individuo di padroneggiare istinti e passioni, in vista di un perfezionamento etico della persona. [...]
L'encratismo si configura ben presto come sinonimo di «continenza rigorosa e mortificante», confluendo nella concezione filosofico-religiosa del manicheismo. Partendo dal principio gnostico che identifica la materia col male, l'encratismo attribuiva una valenza fortemente peccaminosa a numerosi aspetti del vivere quotidiano come l'unione matrimoniale, il consumo di carne e vino - al punto che Taziano, apologista greco del II secolo ed esponente di punta dell'encratismo, giunse a sostituire l'acqua al vino nell'eucaristia - e il benessere materiale oltre il necessario, condannando ogni ostentazione di ricchezza e predicando anzi un severo pauperismo. [...]
Secondo Ireneo gli encratiti, rifiutando il matrimonio, accusano implicitamente il Creatore che fece sia l'uomo che la donna; rifiutando tutte le carni e gli alimenti, che reputano intossicanti, essi sono ingrati verso colui che creò tutte le cose [...] (essi aborrivano il consumo di carne, il matrimonio e la procreazione).
La parte dottrinale più particolare di questa setta consisteva proprio nello sviluppo estremo dell'ideale ascetico della continenza. Essi proclamavano l'agamia e soprattutto avversavano la procreazione. In questa loro visione demonizzavano in particolar modo la struttura fisica della donna vista come essere creato appositamente per produrre altra materia. L'uomo, a differenza della donna, avendo un ruolo secondario nella procreazione, poteva accedere più facilmente alla sfera divina, per questo gli encratiti sostenevano che una donna per potersi salvare doveva prima farsi uomo. La strada per la salvezza passava quindi per il rifiuto della pratica matrimoniale con il conseguente blocco del ciclo generazione-corruzione-morte. Il primo passo per bloccare questo circolo vizioso consisteva nella volontà di non far nascere altri "esseri infelici" e di non offrire "nutrimento alla morte". [...]
Questo gruppo ricevette nuova linfa vitale dall'ingresso di un certo Severo: dopo di lui gli encratiti furono spesso chiamati severiani. Questi encratiti severiani accettavano la legge di Dio, i profeti, ed i Vangeli, ma respingevano gli Atti degli apostoli e maledicevano Paolo di Tarso e le sue epistole. [...]
Essi scomparvero alla metà del V secolo, probabilmente assorbiti dai manichei, con i quali avevano sin dall'inizio molto in comune.
PRISCILLIANESIMO
Questo movimento prende il nome dal vescovo spagnolo Priscilliano, nato ad Ávila intorno al 345 e giustiziato con sei seguaci a Treviri nel 385 su ordine dell'imperatore Magno Massimo, dopo essere stato denunciato da alcuni vescovi spagnoli.
Il Priscillianesimo, che si diffuse in Spagna, Provenza e Aquitania, probabilmente sopravvisse fino al VI secolo, specialmente in Galizia.
Priscilliano è la figura più rilevante di una comunità comprendente altri vescovi ed influenzata da maestri gnostici provenienti da Alessandria d'Egitto. Gli aspetti principali della dottrina comprendono:
1. l'ascetismo;
2. il dualismo gnostico;
3. il modalismo in campo trinitario (ovvero le tre persone divine sono considerate solo aspetti provvisori dell'unica divinità);
4. il docetismo nella cristologia (ovvero negazione della carnalità di Gesù);
5. il rivendicazionismo sociale;
6. credenza nell'astrologia (la motivazione della sentenza di morte è di magia).
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