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È ormai terminato il Tempo del Natale e, con questa domenica, siamo entrati nel Tempo Ordinario. Il brano del Vangelo di oggi ci presenta Giovanni il Battista che sta predicando. Anche se l'Evangelista non lo dice espressamente, molto probabilmente l'episodio si riferisce a quando Gesù si sottopose al battesimo di Giovanni. Questo si può intuire dal fatto che il Battista vide «Gesù venire verso di lui» (Gv 1,29). L'evangelista Giovanni, che non descrive la scena del Battesimo, riporta però un particolare molto importante che, in poche parole, descrive quella che è la missione di Gesù, il motivo per cui è nato nel tempo ed è venuto fino a noi. Il Battista, infatti, a quanti lo seguono entusiasti, dice indicando Gesù: «Ecco l'agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo» (Gv 1,29).
Nell'uso biblico, l'agnello è simbolo di innocenza e di sacrificio. Nell'Antico Testamento si parla infatti dell'agnello immolato due volte al giorno nel tempio e dell'agnello pasquale il cui sangue salvò i primogeniti degli ebrei (cf Es 12,3-28). Il Battista indica chiaramente in questo modo che Gesù, nel quale non vi è peccato, è venuto a togliere i peccati. La prima lettura di oggi, inoltre, parla del "Servo di Dio" che il profeta Isaia descrive come una pecora condotta al macello e nel quale Dio fa pesare l'iniquità di tutti noi. Inoltre, il profeta Isaia scrive che Egli è venuto nel mondo per essere luce e salvezza del popolo di Dio.
Gesù, dunque, è venuto per redimerci dal peccato. Ai giorni d'oggi molti sono quelli che parlano di Gesù. Si parla del suo amore per i poveri, lo si vede quasi come un rivoluzionario e tutti, in qualche modo, verrebbero "dargli la loro tessera". Pochi sono però quelli che comprendono Gesù per quello che è in realtà, per essere l'Agnello di Dio, ovvero Colui che ci ha salvati dal peccato e dalla morte eterna. Dire che Gesù è l'Agnello di Dio significa affermare due cose: che noi siamo peccatori bisognosi di salvezza, e che Gesù è il Redentore, vittima per la nostra salvezza. In poche parole, significa dire che siamo stati noi a metterlo in croce.
È proprio su questi due punti che dobbiamo soffermare la nostra riflessione. Prima di tutto bisogna riconoscere i nostri peccati; subito dopo bisogna invocare la Misericordia di Gesù. Al giorno d'oggi, purtroppo, si è perso il senso del peccato: si calpestano i Comandamenti di Dio e non si sentono più i rimorsi di coscienza. Penso che questa sia la più grande disgrazia che ci possa capitare. Se abbiamo perso questa sensibilità, supplichiamo il Signore che voglia creare in noi un cuore nuovo, che tolga da noi il cuore di pietra e ci doni un cuore sensibile ai suoi richiami d'amore e ai rimorsi di coscienza.
Il libro dell'Imitazione di Cristo insegna che Dio parla al nostro cuore in due modi: o incoraggiandoci per il bene che stiamo compiendo, oppure attraverso i rimorsi di coscienza. Se non riusciamo ad avvertire questa voce, o se la percepiamo molto debolmente, intensifichiamo le nostre suppliche: quanto più ci avvicineremo alla luce di Dio, tanto più ci accorgeremo della deformità dei nostri peccati e la voce della coscienza si farà sentire sempre più forte.
Gesù, l'Agnello di Dio, è venuto per togliere i peccati del mondo e continua a toglierli nel sacramento della Confessione. Accostiamoci a questo Sacramento con cuore contrito, accusando sinceramente i nostri peccati. La Chiesa fa obbligo ad ogni cristiano di confessarsi perlomeno una volta all'anno. Si capisce però che quanto più ci confesseremo tanto più la nostra anima sarà splendente di grazia. Pertanto, il consiglio, anzi, la calda raccomandazione è quella di confessare i nostri peccati ogni mese, meglio ancora ogni settimana. Ogni giorno pecchiamo e abbiamo un bisogno continuo del perdono di Gesù.
San Pio da Pietrelcina esigeva dai suoi figli spirituali proprio la Confessione settimanale o, perlomeno, ogni dieci giorni. Personalmente egli si confessava anche ogni giorno. Questo poteva apparire come eccessivo a qualcuno. Ma il Santo, che tanto era vicino a Dio e viveva nella sua luce, vedeva anche la più piccola mancanza e la vedeva in tutta la sua deformità.
Chiediamo a Dio questa sensibilità di coscienza e confessiamoci spesso: quando un peccatore si accusa, Dio lo scusa.
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