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Come dovrebbe essere l'atteggiamento cattolico nei confronti di un evento come il Vertice delle Nazioni Unite sul clima in corso a Madrid (Cop 25)?
PRIMA DI TUTTO dovrebbe essere rispettoso del livello del problema. Sulle cause antropiche del riscaldamento globale non c'è per niente accordo tra gli scienziati. E non c'è accordo, di conseguenza, nemmeno sulla opportunità o necessità di indurre costosi cambiamenti nei comportamenti umani, dato che non sono questi le causa dei cambiamenti climatici. Una piccola variazione di calore nell'Oceano Pacifico ha un impatto sul clima del pianeta infinitamente più alto di tutti gli interventi umani. La fede induce il cattolico ad adoperare la ragione, quindi a non scavalcare la scienza e non farle dire quello che non dice.
SECONDARIAMENTE, il cattolico dovrebbe essere realista e non oscurare il fatto che gli ipotizzati interventi umani per ridurre il riscaldamento globale avrebbero un costo altissimo. È lecito pensare che ci siano quindi interessi notevoli dietro la spinta a deliberare questi investimenti. Se si condanna la speculazione economica di imprese di un settore, bisogna fare altrettanto per quelle di un altro settore. La green economy non è celestiale per essenza.
IN TERZO LUOGO, il cattolico non dovrebbe abbandonarsi ad allarmismi terroristici: ieri Avvenire titolava "Ultima chiamata per il mondo". Il millenarismo degli ecologisti è noto da tempo e non si contano le previsioni da loro fatte in passato circa il collasso cui sarebbe stato ridotto il nostro pianeta, soprattutto, per la sovrappopolazione. Previsioni poi non avveratesi. Il cattolico non dovrebbe adeguarsi a queste previsioni catastrofiche, soprattutto se non hanno basi scientifiche.
IN QUARTO LUOGO, la posizione cattolica, soprattutto quella espressa dalla Santa Sede o da Conferenze episcopali, non dovrebbe mai appiattirsi su decisioni politiche. Bisognerebbe astenersi, per esempio, dalla fretta di fare proprie le decisioni del vertice sul clima di Parigi o di quello di Katowice dell'anno scorso. Sono decisioni politiche, riguardano scelte contingenti e complesse, si corre il pericolo di essere considerati di parte. La Chiesa dovrebbe proporre i grandi principi, non aderire alle soluzioni politiche che dividono il campo tra "buoni" e "cattivi". Non lo fa più in tanti altri settori perché dovrebbe farlo in questo?
IN QUINTO LUOGO, il cattolico non dovrebbe mai adoperare l'espressione "Madre Terra", soprattutto con le lettere maiuscole, e non dovrebbe aderire a documenti che usino questa espressione gnostica, esoterica e idolatrica. Né vale appellarsi per questo uso a san Francesco e al suo Cantico delle Creature, che con l'esoterismo non aveva niente a che fare. Purtroppo, invece, molti documenti ecclesiali adoperano ormai l'espressione, sicché capita che di Cristo non si parli, ma della Madre Terra sì.
IN SESTO LUOGO, il cattolico non dovrebbe mai equiparare immediatamente l'ONU al Bene, e qualsiasi conclusione di un vertice ONU a un dovere assoluto per persone responsabili. Ormai sappiamo con grande certezza che le agenzie dell'ONU portano spesso avanti percorsi ideologici, contrari al vero bene dell'uomo. La Chiesa, in particolare, non può appiattirsi sulle Nazioni Unite e condividerne il linguaggio. Per esempio non dovrebbe far proprio acriticamente il programma di sviluppo dell'ONU fino al 2030. Ai vertici del Cairo o di Pechino degli anni Novanta del secolo scorso, la Chiesa era critica verso queste posizioni. Dovrebbe esserlo ancora.
IN SETTIMO LUOGO, i governi non dovrebbero mai accettare ordini imperativi da entità sovra-statali su queste tematiche, perché dietro le "direttive" degli organismi politici sovra-statali, come per esempio l'Unione Europea, si nascondono visioni del rapporto tra uomo e natura che possono essere sbagliate.
IN OTTAVO LUOGO, il cattolico - e tantomeno la Chiesa - non dovrebbe farsi abbagliare da manifestazioni di piazza spesso guidate occultamente e altrettanto finanziate, anche quando si tratta di manifestazioni giovanili. Con gli slogan pilotati e con gli studenti precettati a scendere in piazza si può diventare famosi ma non giusti.
IN NONO LUOGO, quando si parla di ecologia ambientale la Chiesa e i cattolici dovrebbero sempre pretendere che si parli anche di ecologia umana. Le due cose non solo non vanno separate ma l'ecologia umana deve avere sempre il primato su quella ambientale. Se non si parla anche di lotta all'aborto diventa non solo riduttivo ma anche fuorviante parlare di lotta per la biodiversità.
IN DECIMO LUOGO, mai i cattolici dovrebbero parlare della natura senza chiamarla "creato" e mai dovrebbero parlare del creato senza parlare del Creatore. Mancherebbe la prospettiva decisiva e sarebbe come dire che le cose possono andare bene anche senza Dio. Cosa del resto in contrasto con quanto si dice oggi nella Chiesa, ossia che esista il peccato di "ecocidio". Si dice questo però non si parla mai del Salvatore quando si accenna ai problemi ambientali.
Nota di BastaBugie: Massimo Martelli nell'articolo seguente dal titolo "Climategate: la scienza truccata per tenerci nella paura" ricorda che il 17 novembre di 10 anni fa, nell'università di East Anglia, un pirata informatico pubblicò email scandalose: il locale centro di ricerca sul clima aveva truccato gli studi e nascosto i dati contrari alle proprie conclusioni. Tutto per aumentare l'allarmismo sul riscaldamento globale. La lezione non è servita: dieci anni dopo ci troviamo Greta sul pulpito con le solite balle ecoterroristiche.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 17 novembre 2019:
Oggi, 17 novembre, ricorre il decimo anniversario dello scandalo "Climategate", la scoperta di migliaia di email da e per gli scienziati del clima che stavano (e tuttora stanno) collaborando e colludendo per creare una crisi climatica artificiale che esiste nelle loro menti e nei modelli di computer, ma non nel mondo reale. Lo scandalo avrebbe dovuto porre fine al catastrofismo climatico. Invece, è stato accuratamente sepolto da politici, scienziati, attivisti e finanzieri interessati, che raccoglieranno trilioni di dollari dalle esagerazioni e dalle frodi, mentre si esentano dal danno che stanno infliggendo alle famiglie tutti i giorni.
Poche persone conoscono i fatti inopportuni sulla presunta responsabilità dell'uomo sul cambiamento del clima e sui fenomeni "critici" ed "estremi". Ad esempio, dal 1998, le temperature globali medie sono aumentate di pochi centesimi di grado (per un certo periodo, sono persino leggermente diminuite). Continuiamo a sentire che l'innalzamento dei livelli atmosferici di anidride carbonica provoca un aumento delle temperature globali. Ma i dati satellitari non mostrano nulla del genere. In effetti, le previsioni dei modelli di computer per il 2019 sono quasi mezzo grado Celsius al di sopra delle misurazioni satellitari effettive. Eppure, ogni volta che uno scienziato solleva domande sulla presunta crisi, viene denunciato come "negazionista del cambiamento climatico".
Un'importante fonte di dati a sostegno della tesi sul riscaldamento causato dalla CO2 prodotta dall'uomo venne dall'unità di ricerca sul clima (CRU) dell'Università dell'East Anglia nel Regno Unito. Però la mattina del 17 novembre 2009, come se si fosse aperto un vaso di Pandora, venne alla luce una grandissima quantità di informazioni imbarazzanti, una vera esplosione sulla scena mondiale. Un pirata informatico penetrò nel sistema dei computer dell'università e prelevò 61 Megabyte di materiale che dimostrava come il CRU dell'Università dell'East Anglia stava manipolando informazioni scientifiche per far sembrare che il riscaldamento globale fosse colpa dell'umanità e della CO2 industriale. Scandalo tra gli scandali, le scioccanti email trapelate mostrarono che l'allora direttore del CRU, il professore Phil Jones, si vantava di usare "trucchi" statistici per rimuovere le prove del calo osservato delle temperature globali. In un'altra email, si vantò di aver cancellato dei dati piuttosto che fornirli a scienziati che non condividevano il suo punto di vista e avrebbero potuto criticare le sue analisi. Gli scienziati che si oppongono agli allarmisti dovettero invocare le leggi britanniche sulla libertà di informazione per ottenere i dati veri. Jones fu in seguito sospeso e l'ex cancelliere britannico Lord Lawson chiese un'indagine governativa sull'imbarazzante scoperta.
L'affare divenne noto come "Climategate" e un gruppo di studenti della American University pubblicò persino una canzone su YouTube, "Hide the Decline", prendendo in giro il CRU dell'Università dell'East Anglia e il modellista del clima Michael Mann, del quale viene citata la frase "nascondi il declino" nelle temperature. Frase e informazioni tutte trovate nelle email compromesse. Dieci anni prima del "Climategate" Michael Mann pubblicò un grafico generato dal computer nel quale pretendeva di mostrare l'andamento delle temperature globali negli ultimi 1500 anni. Il suo grafico misteriosamente fece scomparire il periodo caldo medievale (950-1350), la piccola era glaciale (1350-1850) e gli anni estremi del Maunder (1645-1715), mentre le temperature planetarie si innalzano improvvisamente negli ultimi due decenni del Ventesimo secolo. È il famoso grafico chiamato "mazza da hockey", proprio per la forma che prende, diventato famoso in tutto il mondo e preso come modello dall'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC).
Tra i tanti scienziati sospettosi, due in particolare - Steven McIntyre e Ross McKitrick - screditarono completamente il programma informatico di Mann e la sua storia revisionista. Ovviamente, ciò non ha impedito all'ex vicepresidente americano Al Gore di utilizzare il grafico screditato nel suo film catastrofista An Inconvenient Truth. Le email del CRU della East Anglia hanno anche rivelato scambi tra Mann e Jones, in cui si discuteva su come intimidire i direttori delle riviste che volevano pubblicare opinioni scientifiche contrarie alle loro. In una email, Jones espresse il desiderio di sbarazzarsi del "fastidioso Direttore" della rivista Climate Research per aver osato pubblicare opinioni diverse. Il direttore fu in effetti licenziato. Quando il professore dell'Università del Colorado Roger Pielke Jr. chiese al CRU i documenti originali riguardanti le temperature, gli fu detto che i dati erano stati (opportunamente) persi. Guarda caso.
Ma se l'anidride carbonica industriale non è stata la causa del recente riscaldamento globale, cosa è stato? Un gruppo di ricerca danese, guidato dal Prof. Henrik Svensmark, ha trovato una corrispondenza molto credibile tra i livelli di attività delle macchie solari (gigantesche tempeste magnetiche) sul nostro Sole e le temperature globali negli ultimi millecinquecento anni. Questo meccanismo naturale sembrerebbe più vicino alla realtà, ma tutto ciò è terribilmente scomodo per gli allarmisti. I raggi cosmici provenienti dallo spazio profondo incidono costantemente sull'atmosfera superiore della Terra e producono nuvole. Più nuvole possono intrappolare il calore, ma causano anche un raffreddamento globale perché la stessa luce solare, schermata dalle nubi, non colpisce la Terra. Più macchie solari significano uno scudo magnetico più forte, vale a dire che meno raggi cosmici raggiungono la Terra, quindi meno copertura nuvolosa e più riscaldamento globale. Il Sole è attualmente in un periodo quasi record di bassa attività delle macchie solari. Tutte informazioni che però non vengono fatte passare sui media.
Quando è esploso lo scandalo del "Climategate", l'attivista per la "giustizia climatica" degli Amici della Terra (Friends of the Earth) Emma Brindal disse senza mezzi termini: "Una risposta al cambiamento climatico deve avere a cuore una ridistribuzione della ricchezza e delle risorse". Forse è qui la chiave di tutto: ridistribuire ricchezza e risorse, è l'obiettivo che certe élite al potere decidono sia "socialmente giusto ". La vera giustizia sociale invece si realizza facendo sì che tutti abbiano accesso a un'energia abbondante, affidabile e conveniente. Pensiamo in particolare all'elettricità nell'uso quotidiano, industriale e domestico, universalmente importante. Pensare di ottenerla dalle turbine eoliche e dai pannelli solari, che sono costosi, intermittenti e dipendenti dal clima, è pura utopia.
Lo scandalo del Climategate e il silenzio che ne è seguito ci devono spingere a fare sì che la verità sul clima non venga soppressa. Solo così si potrà evitare ad attivisti rumorosi e radical chic di frenare lo sviluppo economico, e di distruggere posti di lavoro. Oggi ancor più di dieci anni fa è necessario smascherare i diffusori di menzogne e paure che agiscono per realizzare i loro progetti anti-umani e si nascondono dietro la falsa "ridistribuzione della ricchezza".
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