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Un cattolico non deve mai cadere nella disperazione. Questa è la perdita della speranza, il non credere più di potersi salvare. Nell'accezione terrena anche un generico senso di mancanza di vie d'uscita.
La disperazione della salvezza è uno dei sei peccati contro lo Spirito Santo e consiste in pratica nel non credere alla Misericordia divina o non lasciarsi abbracciare da questa Misericordia per orgoglio. Cade in questo peccato chi non crede che Dio possa perdonare un determinato peccato.
Che sia un peccato gravissimo lo ha detto lo stesso Gesù a Santa Caterina: "Questo è il peccato che non può essere perdonato, né in vita né dopo la morte, perché con esso l'uomo ha rifiutato, spregiandola, la mia misericordia. Perciò ai miei occhi è più grave questo che tutti gli altri peccati che egli possa aver commesso" (Dialogo della Divina Provvidenza, n. 37). È chiaro che quando Nostro Signore dice "non può essere perdonato" intende dare idea della gravità del peccato, non l'inefficacia del Sacramento della Confessione per questo.
Chi si dispera quindi "si oppone ai doni spirituali della verità e della grazia, e perciò, anche potendolo, difficilmente si converte" (Catechismo di San Pio X, n. 153).
La mancanza di fede o una fede debole può portare a questo, a credere che Dio non sia onnipotente.
La mancanza di formazione, ossia di conoscenza della propria fede, poi porta anche a non sapere che "dove il peccato abbondava, sovrabbondò la grazia" (Rom 5, 20).
Dio è talmente Buono che aumenta, se possibile, il Suo aiuto a chi si allontana da Lui, a partire dalla possibilità continua che il peccatore ha di confessarsi.
La crisi della fede ha portato poi ad un ulteriore stadio: quello che dà oramai alla parola "disperazione" un significato solamente umano.
Si sarebbe disperati sempre e solo per qualcosa di materiale, di terreno, di immanente, mai per qualcosa di spirituale.
Nota di BastaBugie: nell'articolo seguente dal titolo "Quali sono i 6 peccati contro lo Spirito Santo?" si spiegano i peccati a cui si riferisce Gesù nel Vangelo di Matteo quando dice "Qualunque peccato e bestemmia sarà perdonata agli uomini, ma la bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonata. A chiunque parlerà male del Figlio dell'uomo sarà perdonato; ma la bestemmia contro lo Spirito, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro" (Mt 12,31-32).
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Luce di Maria il 27/04/2015:
1) DISPERAZIONE DELLA SALVEZZA
Disperare di salvarsi l'anima: la disperazione deriva da sfiducia nella divina misericordia o da sfiducia in sé stessi, nella propria capacità di mantenere il proponimento di non ricadere nel peccato; nella propria capacità di rinnegare sé stesso, di prendere la propria croce e di seguire Cristo anche sulla strada che porta al calvario. Chi dispera, ragiona più o meno così: Cristo richiede una tempra eroica, io non sono un eroe, dunque la sua morale non è per me. In ultima analisi, chi dispera, come chi presume, confida solo in sé stesso. Però, mentre il primo conclude di non potercela fare, il presuntuoso ritiene di potercela fare senza la necessaria arma della grazia divina.
2) PRESUNZIONE DI SALVARSI SENZA MERITO
Chi dispera, si configura un Dio giusto, ma non anche misericordioso. Chi presume, si configura un Dio misericordioso, ma non anche giusto. Pecca chi si espone alle occasioni di peccato, presumendo di avere la forza morale sufficiente per superare la tentazione. La presunzione si allea alla superbia e alla mancanza del timor di Dio. Il presuntuoso infatti, crede di poter fare a meno di Dio.
3) IMPUGNARE LA VERITÀ CONOSCIUTA
Rifiutare la verità, pur riconoscendola come tale. Chi è disponibile alla fede, accetta anche quello che non riesce a comprendere in virtù di quello che comprende. Chi non è disponibile alla fede respinge anche quello che capisce a causa di quello che non riesce a capire. Rifiutare la verità morale e religiosa non è la stessa cosa che ignorare o rifiutare la verità scientifica o filosofica, perché queste ultime non incidono, in linea di massima, sulla nostra vita quotidiana come fanno o dovrebbero fare le verità morali e religiose. Ma soprattutto per un cristiano la verità è lo stesso Cristo. Rifiutare la verità è rifiutare Cristo.
4) INVIDIA DELLA GRAZIA ALTRUI
Invidiare il cristiano che compie il proprio dovere. L'invidia diviene peccato contro lo Spirito Santo quando raggiunge livelli diabolici, quando cioè l'invidioso non solo desidera il male fisico ma anche il male morale dell'altro, non solo spera che l'altro cada in peccato, ma addirittura cerca di pervertirlo.
5) OSTINAZIONE NEI PECCATI
Scrive Marlowe: "Sebbene tu abbia peccato come un uomo, non perseverare nel male come un demonio" (Faust). Nei primi secoli del Cristianesimo era diffusa la consuetudine di fare quasi coincidere il battesimo con l'unzione degl'infermi per essere liberati non solo dal peccato originale, ma anche da tutti i peccati attuali commessi nel corso della vita. Ma questo significa abusare della paziente misericordia di Dio.
6) IMPENITENZA FINALE
Finché c'è vita, c'è speranza di salvarsi l'anima. Dio ci attende sino all'ultimo istante. Dio ci parla sempre, l'impenitente non ascolta mai la sua parola. Dio ci tende sempre una mano. L'impenitente la respinge sempre. Non può incolpare altri che sé stesso del suo destino di perdizione. Il cristiano, invece, ogni giorno chiede a Dio la grazia di morire in grazia.
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