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Nelle scorse settimane la creatrice e autrice di Harry Potter, J.K. Rowling, ha risposto a un molestatore transgender che l'ha minacciata su Twitter di farla esplodere con una "bomba".
La Rowling ha dichiarato che siccome gli haters non possono farla licenziare o distruggere la sua carriera, l'unico cosa che rimane loro di fare è minacciarla di farla esplodere e ucciderla. Nella sua risposta, la Rowling ha notato che ha sempre segnalato tali minacce ed attacchi a Twitter, ma sinora il gigante social ha fatto ben poco per tutelarla.
"Per essere giusti, quando non si può far licenziare, arrestare o abbandonare una donna dal suo editore e cancellarla per il solo fatto di far salire le vendite del suo libro, c'è davvero solo un posto dove andare...", ha scherzato la Rowling. Sono anni che l'autrice di Harry Potter è minacciata dalla cultura di sinistra e dai paladini della dottrina LGBTI, dentro e fuori Hollywood, per le sue dichiarazioni che il transgenderismo è una minaccia per le donne e per aver più volte ribadito che il sesso biologico è immutabile e non è un "costrutto sociale".
Nel dicembre scorso, dopo un anno di attacchi e censure ricevute dalla Rowling, la BBC aveva coraggiosamente deciso di premiarla come autrice di successo, aveva perciò ricevuto attacchi indecenti e gratuiti per la sua scelta e si era dovuta difendere. L'emittente pubblica britannica aveva dichiarato che l'offesa è il "prezzo della libertà di parola". Il Premio Russell 2020 della BBC, intitolato allo scrittore britannico Bertrand Russell, ha attirato l'attenzione del pubblico perché si assegnava alla Rowling il riconoscimento per il suo saggio sul sesso e il genere che aveva scatenato un furore pubblico quando era stato pubblicato a giugno.
Nei suoi commenti la Rowling aveva detto che l'ascesa dell'attivismo trans avrebbe cancellato il concetto di sesso che definisce la vita di molte donne. Dopo la polemica scatenatasi dalle dichiarazioni del giugno scorso e in reazione alla censura che aveva minacciato la Rowling per le sue affermazioni contro il transgenderismo e la sessualità biologica maschile e femminile, alcuni dei più noti scrittori e attori britannici, tra cui il famoso autore Ian McEwan e l'attore Griff Rhys Jones, avevano firmato una lettera aperta nel mese di settembre 2020. Un anno intero di censure, offese, insulti e minacce anche di morte che continuano a colpire come una vera e propria fatwa l'autrice di Harry Potter. Non è l'Isis che minaccia di far esplodere e cancellare per sempre la Rowling, sono i paladini della ideologia LGBTI che si comportano esattamente come facevano i terroristi sul web.
Perché? Per aver scritto nel suo saggio: "Mi rifiuto di piegarmi a un movimento che credo stia facendo un danno dimostrabile nel cercare di erodere la 'donna' come classe politica e biologica e offrendo copertura ai predatori. Sono al fianco delle donne e degli uomini coraggiosi, gay, etero e trans, che si battono per la libertà di parola e di pensiero, e per i diritti e la sicurezza di alcuni dei più vulnerabili nella nostra società: giovani ragazzi gay, adolescenti fragili, e donne che dipendono e desiderano mantenere i loro spazi monosessuali".
La Rowling è stata infatti sottoposta a un assalto di odio e violenze verbali che evidenziano una tendenza insidiosa, autoritaria e persino misogina di mass media e comunità LGBTI. Se è vero che il caso della Rowling è quello più eclatante, è anche vero che questo stesso caso (come decine e centinaia di altri in tutto il mondo) ci conferma che la dottrina LGBTI e i suoi sacerdoti non possono tollerare alcuna diversità di opinione né concedere alcuna libertà a coloro che non si adeguano alle loro dottrine.
Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Luca Volontè, nell'articolo seguente dal titolo "La polizia non perseguirà chi ha minacciato J.K. Rowling" parla dell'omertà che regna quando le minacce vengono dal mondo LGBT.
Ecco l'articolo completo pubblicato su Provita & Famiglia il 31 gennaio 2022:
La polizia britannica non perseguirà gli attivisti trans che hanno minacciato di morte e violenze J.K. Rowling e la sua famiglia. Ennesima ingiustizia che discrimina in base all'ideologia gender e transgender.
I tre attivisti trans che hanno organizzato una protesta fuori dalla casa di J.K. Rowling, la "mamma" di Harry Potter, non saranno perseguiti, nonostante un'immagine che il gruppo ha postato sui social media che ha rivelato l'indirizzo della casa della Rowling e incitato alla violenza nei suoi confronti e della sua famiglia.
La Rowling, che è stata critica nei confronti dell'attivismo trans nel Regno Unito e non solo, aveva precedentemente criticato gli attivisti al momento dell'incidente, sostenendo che i tre coinvolti "pensavano che fare una minaccia che avrebbe intimidito [lei] dal parlare dei diritti sessuali delle donne". Ebbene, secondo un rapporto del Telegraph, la polizia ha confermato nei giorni scorsi che nessun crimine è stata stabilito nei confronti del trio di attivisti trans promotori delle minacce.
"L'indirizzo della mia famiglia è stato pubblicato su Twitter da tre attivisti che si sono fotografati davanti alla nostra casa, posizionandosi attentamente per assicurarsi che il nostro indirizzo fosse visibile", ha scritto la Rowling sui social media lo scorso novembre. "Imploro le persone che hanno ritwittato l'immagine con l'indirizzo ancora visibile, anche se lo hanno fatto per condannare le azioni di queste persone, di cancellarla". La Rowling aveva proseguito scrivendo: "Ora ho ricevuto così tante minacce di morte che potrei tappezzare la casa con esse, e non ho smesso di parlare", ha continuato la Rowling. "Forse il modo migliore per dimostrare che il vostro movimento non è una minaccia per le donne, è smettere di perseguitarci, molestarci e minacciarci".
E' solo l'ennesima ingiustizia subita dalla Rowling, dopo che una scuola in Inghilterra ha eliminato il nome dell'autrice da uno dei suoi edifici, dopo che gli studenti si sono lamentati delle posizioni dell'autrice, mentre uno speciale della catena televisiva a pagamento HBO su Harry Potter l'ha effettivamente rimossa dallo spettacolo che celebrava la saga di Harry Potter, con la creatrice che aveva ottenuto solo circa 30 secondi di tempo di trasmissione, durante la trasmissione di quasi due ore.
Ora anche polizia e magistratura, di fatto, de-classificano le minacce alla Rowling e alla sua famiglia e, contemporaneamente, con la decisione di non perseguire i tre autori delle minacce, favoriscono minacce e violenze nei confronti dell'intera famiglia dell'autrice di Harry Potter. Una vergogna inaccettabile, che si consuma con la discriminazione in nome del nuovo dogma transessuale.
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