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«Ci muoveremo nella direzione di non toccare la 194... di non togliere diritti (l'aborto non è un diritto per l'ordinamento italiano, ndr) alle donne», si è affrettato a dire Giovanni Donzelli di Fratelli d'Italia in conferenza stampa subito dopo la vittoria elettorale del suo partito. A sentire politici che, pur democraticamente eletti, accettano di dover giustificare le proprie posizioni di fronte a leader europei che, pur mai votati, si ergono a poliziotti nazionali, sorge qualche dubbio sul possibile cambiamento culturale che tanti ritengono necessario per cambiare certe norme. Cambiamento che invece l'America sta vivendo, pur dentro il travaglio del parto.
Mentre, infatti, il centrodestra indossa gli abiti richiesti da una UE che vuole fare dell'aborto un diritto, in America, dopo il ribaltamento della sentenza Roe v. Wade del 24 giugno scorso, vengono attaccati e uccisi pro life e vandalizzate strutture di sostegno alla maternità
Torna in mente la corsa alle presidenziali Usa del 2016, quando Trump andava promettendo di nominare giudici pronti a mettere in discussione la Roe v. Wade che dal 1973 aveva reso l'aborto un diritto federale da tutelare in tutti gli Stati Uniti. A molti pareva una follia ormai irrealizzabile. Eppure, dopo l'elezione del presidente repubblicano, con le sue parole sull'aborto in netta contrapposizione alla cultura dominante, i parlamenti statali cominciarono, per la prima volta, ad avere il coraggio di legiferare in massa per limitare o addirittura vietare la pratica abortista.
ODIATO E AVVERSATO
Cosa mai avvenuta prima, nonostante in Usa il movimento pro life sia una voce molto più influente in politica rispetto a quella del movimento italiano. Insomma tutto è cambiato quando un presidente ha osato sfidare il mondo e la cultura, non più solo togliendo fondi al colosso abortista Planned Parenthood ma anche spingendo per la revisione di una sentenza tanto storica quanto contraria alla Costituzione americana. Oggi dopo il pronunciamento della Corte Suprema che rimette la decisione sull'aborto ai singoli Stati, togliendo loro l'obbligo di garantirlo, quelle norme che vietano o restringono la possibilità dell'omicidio in grembo sono entrate in vigore.
Trump è stato odiato e avversato innanzitutto, anche se non solo, per questo motivo: il cambiamento che promise in campagna elettorale di nominare alla Corte giudici a favore della legge naturale, e di una lettura della Carta Costituzionale a partire dalle intenzioni dei padri costituenti, produsse il terrore del progressismo individualista che reagì con ferocia. La scelta costò al presidente americano processi mediatici e politici, attacchi continui a mezzo stampa, con una nazione messa a ferro e fuoco dai movimenti progressisti. Ma Trump, anziché indietreggiare, lottò fino alla elezione dell'ultimo giudice "originalista", Amy Coney Barrett.
Dall'emissione della Roe v. Wade in poi, anche in tempi molto più pacifici, nessuno credeva possibile che i giudici si pronunciassero come accaduto. Invece, a furia di dirlo e sostenerlo, l'impossibile si è realizzato. E ciò dimostra, come disse il dottor Leandro Aletti in una intervista alla Bussola del 2018 - rilasciata quattro anni prima di morire - dopo milioni di morti e di feriti (le madri) i tempi sono maturi per abrogare la 194. Bisognerebbe saltare sul carro vincente americano. Invece...
LA TRISTE SITUAZIONE ITALIANA
Invece in Italia si continua a ripetere noiosamente da decenni che deve prima cambiare la cultura. Con anche la maggioranza degli uomini di Chiesa che anziché parlare del bambino non nato fanno eco alla politica.
Ma se è verissimo che serve un movimento pro life più forte, se è verissimo che la Chiesa deve lavorare di più a fianco delle madri, se è vero che l'uomo deve incontrare Dio per cambiare mentalità, come può mutare la cultura se nessuno di coloro che la plasmano (fra cui giornalisti, politici, movimenti e vescovi) si unisce, come accade negli Usa, per dire che l'omicidio in grembo dovrebbe essere vietato?
Perché è questo che per anni sia i vescovi americani sia il movimento pro life sia i politici statunitensi hanno ripetuto. In Italia invece si pretende di combattere l'aborto predicando che prima deve cambiare la cultura, mentre si difende la legge che lo legalizza e che fa mancare all'appello oltre 6 milioni di italiani pensando di salvare così qualche vita (mentre in realtà gli aborti aumentano anche grazie alle pillole). Ma la verità può trionfare solo se si comincia a dirla e a sostenerla. Un compito questo che la Chiesa dovrebbe svolgere per prima per servire davvero la politica senza inseguirla. Come disse il martire del regime comunista Jerzi Popieluszko: «I cattolici non possono rettificare le menzogne che altri sostengono... compito del cristiano è rimanere attaccato alla verità anche se dovesse costargli molto... per il buon seme della verità a volte bisogna pagare un prezzo molto alto».
Infatti, sebbene a seguito delle elezioni del 2020 si poteva pensare che Trump alla fine avesse perso contro una cultura dominante troppo forte per permettere un reale cambiamento, dopo la sentenza di giugno è più corretto credere che si sia sacrificato per un bene più grande.
Finché nessuno sarà disposto a tanto, facendo il primo passo, abbattendo il tabù e cominciando a dire che l'aborto va limitato se non vietato e che ormai gli "aborti terapeutici" vengono eseguiti da chiunque voglia abortite dopo il terzo mese, insomma finché nessuno metterà in discussione la legge 194 (parlando dei bambini oltre che delle donne e dei loro diritti), la cultura necessaria alla vittoria della vita non farà mezzo passo in avanti.
Nota di BastaBugie: Stefano Magni nell'articolo seguente dal titolo "Anno giudiziario negli Usa, importanti sentenze in arrivo" racconta come la Corte Suprema si prepara a produrre altre sentenze storiche dopo la clamorosa cancellazione della sentenza che cinquanta anni fa ha introdotto l'aborto in tutti gli Stati Uniti. Si dovrà decidere sulla discriminazione alla rovescia nelle università e della libertà di non collaborare alle nozze gay. E sul commercio dei maiali.
Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 6 ottobre 2022:
Negli Usa, da questa settimana, è iniziato il nuovo anno giudiziario. Vi sono almeno tre sentenze in vista che possono cambiare ancor di più il volto dell'America in senso conservatore.
I nove giudici della Corte Suprema sono al centro dell'attenzione almeno dalla sentenza Dobbs vs. Jackson che ha ribaltato la Roe vs. Wade sull'aborto e che ha restituito le decisioni ai parlamenti degli Stati. Hanno poi fatto scalpore altre due sentenze, una in cui è stata giudicata incostituzionale la legge locale di New York che limitava la libertà di portare armi, l'altra con cui l'Epa, l'agenzia federale per l'ambiente, si è vista negare la prerogativa di regolamentare le quote d'emissioni negli Stati (in quanto non è un organo legislativo, ma amministrativo). Queste sentenze hanno ribadito la separazione dei poteri in base al principio dei pesi e dei contrappesi, ma sono intese dall'opinione pubblica progressista come un "rigurgito" reazionario su aborto, armi e clima. Ora ai nove giudici, a maggioranza conservatrice, si è aggiunta la progressista Ketanji Brown, la prima donna afro-americana ad entrare nel gruppo, nominata dal presidente Joe Biden e confermata dal Senato. Ma la sola giudice Brown non è in grado di ribaltare di nuovo i rapporti di forza. Quindi c'è da attendersi che le prossime sentenze saranno ancora decise dai giudici conservatori.
Da tenere d'occhio due casi originati dalle denunce di Students for Fair Admissions, un'associazione che perora la causa delle ammissioni nei college e nelle università senza discriminazioni razziali. Perché, in entrambi i casi, sia l'università di Harvard che quella della North Carolina, hanno ammesso i candidati sulla base della loro etnia. Con un razzismo alla rovescia tipico della "affirmative action", Harvard ha discriminato gli asiatici, perché mediamente "troppo bravi" nelle materie matematiche e scientifiche. Mentre l'Università della North Carolina ha privilegiato l'ammissione di neri, ispanici e nativi americani, a spese degli europei e, ancora, degli asiatici. Si tratta di un fenomeno sempre più diffuso, sia negli studi che nel lavoro, nel pubblico e nel privato. Ed è il contrario del sogno di Martin Luther King che sognava un mondo in cui si guardasse al "contenuto delle idee" e non al colore della pelle, nemmeno se la discriminazione va a vantaggio delle etnie storicamente discriminate.
Un'altra causa importante per la società americana nasce dal caso di Lorie Smith, grafica e proprietaria dell'agenzia 303 Creative. Una legge del Colorado, dove risiede, la obbligherebbe a disegnare siti Web anche per nozze gay, se le venisse richiesto. La Smith ha dichiarato di non aver alcun problema a eseguire un lavoro commissionato da clienti gay dichiarati, ma per le nozze gay no, perché è cristiana praticante ed è contro i suoi valori. La corte d'appello del Decimo circuito le ha dato torto. Ora la Corte Costituzionale potrebbe ribaltare la sentenza. In questa causa sono in gioco due principi fondamentali protetti dal Primo Emendamento: libertà religiosa e libertà di espressione. Da parte progressista, invece, la sentenza è attesa perché ritenuta importante nella causa contro la discriminazione delle persone Lgbt. Due generazioni di diritti si confrontano: quelli fondamentali della Costituzione contro i nuovi diritti sessuali.
Importante anche una causa di allevatori contro animalisti: una legge californiana impone che tutti i maiali venduti entro i confini dello Stato siano stati allevati in condizioni rispettose del loro relativo benessere, anche se sono importati da altri Stati. Macellati sì, ma prima di esserlo devono essere allevati in spazi congrui, almeno 8 metri quadrati per animale. Ciò riguarda tutti gli allevamenti del Paese: chiunque produca maiali senza rispettare queste regole, è escluso dal mercato della California che, con i suoi 40 milioni di abitanti, è quello che compra di più. Il sindacato degli allevatori di maiali ha dunque fatto causa allo Stato perché ritiene che sia una violazione delle regole per il commercio interno agli Usa e un sopruso di uno Stato nei confronti degli altri. Al di là dei maiali, una sentenza in questo caso creerebbe un precedente anche per altre cause che riguardano il rapporto fra Stati che proteggono diritti differenti, sia ambientali che umani. Può, ad esempio, costituire un precedente per future sentenze sui viaggi dell'aborto, dagli Stati che lo limitano a quelli che lo permettono in ogni circostanza.
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