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In occasione della festa del Papa San Gregorio VII (1015?-1085) vorrei meditare su un testo attribuito al Santo Pontefice e che ne riflette comunque il pensiero, il "Dictatus Papae", la cui prima redazione nota è del 1090: un testo cordialmente detestato dai teologi progressisti. È una specie di sommario delle tesi che gli erano care. Storicamente, la più significativa è la tesi - che ha una sua armoniosa bellezza, per quanto sia abitualmente disprezzata - relativa ai rapporti fra il Papa e l'Imperatore.
Ricordiamo che l'Imperatore del tempo, Enrico IV (1050-1106), interveniva pesantemente negli affari della Chiesa e cercava di controllarla attraverso la nomina dei vescovi. San Gregorio VII combatté questa politica. Voleva eliminare questa pretesa del governo imperiale e dare una lezione all'Imperatore. E ci riuscì.
Il "Dictatus Papae" mostra le relazioni che devono esistere fra il Sacro Romano Impero e il Papato. La seconda proposizione afferma che solo la monarchia del Romano Pontefice "può a buon diritto essere chiamata universale". Questa universalità si riferisce al campo spirituale. Il Papa non pretende affatto di governare direttamente l'Impero. Ma rivendica il diritto di esercitare un'influenza decisiva. Nel Sacro Romano Impero il documento vede la spada del Papa: pronta a proteggere la Santa Chiesa Cattolica, a difendere la fede e a combattere i suoi nemici. Da una parte, il potere temporale deve governare in modo indipendente secondo il diritto naturale. Dall'altra, il Papato deve sorvegliare che questo effettivamente avvenga. In questo senso i due poteri sono diversi e indipendenti.
Ma il "Dictatus Papae" afferma pure che, se ci si chiede qual è il potere più elevato ed eminente in Terra, la risposta è chiara - e rappresentata anche nell'arte dell'epoca. Il Papa è sempre un gradino sopra; l'Imperatore sta alla sua sinistra, un gradino sotto, e ancora al di sotto dell'Imperatore stanno tutti i re e sovrani della sfera temporale. Alla destra del Papa, ma anche loro un gradino sotto, stanno tutti i membri della gerarchia cattolica che governa la sfera spirituale. È certo che nella concezione di Gregorio VII dei due poteri il Papa ha un primato e una posizione centrale.
In questo giorno della sua festa possiamo chiedere a San Gregorio VII d'intercedere per il mondo perché si recuperi lo spirito della sua nozione di distinzione e insieme di unità dell'ordine spirituale e dell'ordine temporale. Se questa diventasse una nozione generalmente accettata ci troveremmo all'alba del Regno di Maria. È anche vero che se venisse l'alba di una nuova epoca assai favorevole per la Chiesa, appunto il Regno di Maria, questa nozione ne farebbe parte.
Preghiamo dunque San Gregorio VII perché chieda a Dio che questa sublime visione torni sulla Terra, in quanto ci è sommamente utile a trovare il giusto cammino.
Nota di BastaBugie: il Dictatus Papae («Affermazioni di principio del Papa») è una raccolta di 27 affermazioni, ciascuna delle quali enuncia uno specifico potere del pontefice romano. Vi sono elencati i principi della Riforma gregoriana avviata nella seconda metà dell'XI secolo.
Gli assiomi del Dictatus Papae fissano i fondamenti del primato papale. [...]
Con questo documento, destinato a segnare la contesa medievale tra sacerdozio e Impero, Gregorio VII intendeva così rivendicare la superiorità del primo sul secondo.
Dictatus Papae, propriamente, è il titolo della raccolta di lettere personali della sezione che contiene il documento. L'inserzione degli assiomi sotto questa intestazione vuol dunque dire che il Papa compose il testo personalmente. (Fonte: Wikipedia)
DICTATUS PAPAE
I. Che la Chiesa Romana è stata fondata unicamente dal Signore.
II. Che soltanto il Pontefice Romano è a buon diritto chiamato universale.
III. Che egli solo può deporre o reinsediare i vescovi.
IV. Che in qualunque concilio il suo legato, anche se inferiore di grado, ha autorità superiore a quella dei vescovi, e può pronunciare sentenze di deposizione contro di loro.
V. Che il Papa può deporre gli assenti [i vescovi assenti al concilio].
VI. Che [noi battezzati] non dobbiamo aver comunione o coabitare sotto lo stesso tetto con coloro che egli [il papa] ha scomunicato.
VII. Che a lui solo è lecito, in rapporto alle necessità del tempo, promulgare nuove leggi, riunire nuove congregazioni, rendere abbazia una canonica e viceversa, dividere le diocesi ricche e unire quelle povere.
VIII. Che egli solo può usare le insegne imperiali.
IX. Che solo al Papa tutti i principi debbano baciare i piedi.
X. Che solo il suo nome [e non più quello dell'imperatore] sia pronunciato nelle chiese.
XI. Che il suo titolo è unico al mondo.
XII. Che gli è lecito deporre gli imperatori.
XIII. Che gli è lecito trasferire i vescovi di sede in sede secondo necessità.
XIV. Che egli ha il potere di ordinare un chierico di qualsiasi chiesa, in qualsiasi territorio.
XV. Che colui che egli ha ordinato può essere a capo di un'altra chiesa, ma non può muovergli guerra; inoltre non può ottenere un grado superiore da alcun altro vescovo.
XVI. Che nessun sinodo può essere chiamato "generale" senza il suo ordine.
XVII. Che un articolo o un libro possono essere dichiarati canonici solamente sotto la sua autorità.
XVIII. Che una sua sentenza non può essere riformata da alcuno; al contrario, egli può riformare qualsiasi sentenza emanata da altri.
XIX. Che nessuno lo può giudicare.
XX. Che nessun altro può condannare chi si è appellato alla Santa Sede.
XXI. Che le cause di maggior importanza, di qualsiasi chiesa, devono essere portate davanti a lui.
XXII. Che la Chiesa Romana non ha mai errato né mai errerà per l'eternità, secondo la testimonianza delle Scritture.
XXIII. Che il Pontefice Romano, se sarà stato ordinato canonicamente, è senza dubbio reso santo per i meriti di San Pietro; lo testimonia sant'Ennodio, vescovo di Pavia, con il consenso di molti Santi Padri, come [anche] si legge nei decreti di San Simmaco papa.
XXIV. Che, dietro suo ordine e permesso, ai subordinati è concesso presentare accuse.
XXV. Che può deporre o reinsediare i vescovi [anche] senza riunione sinodale.
XXVI. Che non si debba ritenere cattolico chi non è in comunione con la Chiesa Romana.
XXVII. Che egli può sciogliere i sudditi dalla fedeltà verso gli iniqui.
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Pubblicato 10 anni fa...
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