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OLTRE LA CREMAZIONE C'E' DI PIU': SI CHIAMA ACQUAMAZIONE
L'ultima frontiera della sepoltura ecologica oltrepassa la cremazione nella follia, adesso il caro estinto viene messo direttamente a bollire (così sparisce il residuo rispetto di corpi destinati a risorgere)
di Tommaso Scandroglio

Polvere sei e polvere ritornerai. Fedeli alla lettera di questa famosa locuzione latina, molti si fanno cremare. In UK pare che la cremazione abbia superato l'inumazione in quanto ad adesioni fin dagli anni Sessanta.
Altri, per non disperdere il caro estinto nel mare, nei laghi o in montagna, oppure per evitare che il de cuius intristisca gli ospiti facendo brutta mostra di sé dentro in urna cineraria posta sopra il caminetto, hanno pensato di trasformare le ceneri in diamanti artificiali, i diamanti della memoria. Basta mezzo chilo del nonno per poi sfoggiarlo al dito. Perché sprecare tanta abbondanza?
Poi vi sono altri ancora che hanno pensato che se del maiale non si butta via niente, anche dell'uomo si dovrebbe dire lo stesso: e così si sono inventati il compostaggio del cadavere. Muori e poi vieni utilizzato come concime per il giardino dove scorrazzano i nipoti con il cane. Potrai allora rivivere in una rosa, se ti va bene, oppure in un'ortica, se ti va male.

IL CADAVERE E' SERVITO
Però dato che noi siamo composti perlopiù da acqua (gli anziani sono intorno al 50%) ecco che altri ancora hanno pensato che, piuttosto che incenerire i cadaveri, sarebbe meglio annacquarli. Anzi bollirli. La ricetta per la cottura del parente estinto è la seguente: si avvolge il caro estinto in un sudario di lana, poi lo si mette in un sacchettone biodegradabile del tutto simile a quello che voi usate per l'umido, dunque lo si infila in un camera pieno d'acqua al 95% e al 5% di idrossido di potassio. Infine fate cuocere il tutto a 160° per quattro ore. Dopodichè il cadavere è servito. Infatti disciolto il corpo con l'idrolisi alcalina, rimangono solo le ossa che vengono incenerite e consegnate ai parenti superstiti.
L'acquamazione, così si chiama, è diffusa già in molti Stati degli Usa, in Canada e in Sudafrica. Ora è approdata anche nel Regno Unito dove, a seguito di un sondaggio, un terzo degli intervistati si è detto favorevole. Julian Atkinson, responsabile dell'azienda funebre Co-op Funeralcare e pronto a lanciare l'inumazione idrica, ha dichiarato: «Iniziando a rendere disponibile l'acquamazione nel Regno Unito, Co-op offrirà alle persone un'altra opzione su come lasciare questo mondo perché questo processo naturale utilizza l'acqua, non il fuoco, rendendolo più delicato sul corpo e più gentile con l'ambiente. Ci sentiamo incoraggiati nel vedere che molte persone sono sensibili alla riduzione delle immissioni di carbonio, anche dopo la morte». Viene da domandarsi se Atkinson, riferendosi al fatto che tale pratica sia più delicata sul corpo, stia parlando di una crema. E poi cosa importa che il trattamento sia più delicato, dato che la persona è morta?
Nel discorsetto di Atkinson non poteva mancare l'obolo alla causa ambientalista: gli esperti rassicurano che la bollitura del compianto produce la metà di CO2 rispetto alla cremazione. Una singola cremazione infatti produce 245 kg di carbonio, creando un impatto annuo nel Regno Unito di 115.150 tonnellate di carbonio. I ghiacciai ringraziano e Greta Thunberg non potrà che farsi annacquare in un acquatorio.
A proposito, e la soluzione alcalina che fine fa? Nessun problema: viene trattata e finisce nelle acque reflue come l'acqua delle lavanderie a gettoni, assicura la Northumbrian Water, una compagnia idrica che rifornisce alcune regioni del Regno Unito. Insomma, dopo morto finisci nelle fogne e poi in mare.

IL CORPO E' LA CASA DELL'ANIMA
Qual è la radice culturale di questa - è proprio il caso di dire - soluzione idrosolubile al problema della sepoltura? Considerare le persone come cose, ossia organismi privi di anima. Vero è che quando moriamo l'anima abbandona il corpo, ma quel corpo è stato la casa dell'anima per molti anni. E dunque merita rispetto perché la persona umana è corpo e anima. Non solo, ma per il cristiano quel corpo risorgerà per riunirsi all'anima e dunque non può essere trattato come uno stinco di maiale da mettere in un sacchetto e far bollire a fuoco basso per quattro ore.
E ancora: nostro Signore non venne arso sopra una pira, ne fu ridotto a fertilizzante o divenne un diamante, ma il suo corpo venne deposto in un sepolcro. E, per quanto possa suonare paradossale, noi ci dobbiamo conformare a Lui anche da morti. Finire nella terra è come mettere un seme carico di speranza, la speranza che da quel seme possa spuntare un albero che darà frutti per l'eternità. Dalla morte, la vita.
Allora lasciare che sia la terra a decomporre l'uomo e cosa assai diversa che volere direttamente la sua distruzione con il fuoco o con l'acqua. Questo approccio somaclasta è un'altra ricaduta dell'atmosfera nichilista in cui dobbiamo sopravvivere ogni giorno, del clima di odio verso l'uomo nella sua interezza, corpo compreso che in vita deve essere violato o addirittura annientato in ogni modo - aborto, eutanasia, fecondazione artificiale, sperimentazione sugli embrioni, utero in affitto, amputazioni per "cambiare" sesso, prostituzione classica e sui social, esibizione di nudità in rete - e che da morto deve essere vilipeso. Perché sì, cari sudditi di Sua Maestà, quella che voi chiamate acquamazione non è altro che il vecchio e mai scomparso vilipendio di cadavere.

 
Titolo originale: L'acquamazione: ultima frontiera della sepoltura green
Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana, 10 luglio 2023