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Nel Vangelo di questa domenica Gesù annuncia che la sua glorificazione è iniziata e affida ai discepoli un comandamento nuovo.
Abbiamo sentito che Giuda esce dal cenacolo per andare a tradire Gesù. Ma dopo questo momento oscuro Gesù, pronuncia parole di luce, parla di gloria. La gloria di Dio non è fatta di applausi o di potere. È amore che resta fedele anche quando viene tradito. E tu come reagisci quando qualcuno ti ferisce o ti delude? Sai ancora parlare con amore? O ti chiudi, ti indurisci, ti vendichi?
San Francesco d'Assisi, dopo essere stato ripudiato da suo padre, ha scelto la via opposta all'odio: l'amore. E così ha abbracciato la povertà e ha amato anche chi lo derideva. In quell'umiliazione, si è avvicinato alla gloria vera di cui ci parla Gesù. Infatti la croce non è un incidente di percorso. È l'ora in cui l'amore di Dio si mostra al massimo. È il capovolgimento della logica umana del "te la faccio pagare".
Santa Gianna Beretta Molla aveva quarant'anni, era medico e madre. Scoprì di avere un fibroma all'utero, ma scelse di non curarsi e mettere a rischio la sua vita pur di dare alla luce la sua quarta figlia. Disse ai medici: "Se dovete decidere fra me e il bimbo, nessuna esitazione: scegliete (e lo esigo) il bimbo; salvate lui!". La sua gloria non fu un successo mondano, ma un amore che si dona fino in fondo, anche nel dolore.
Tu dove cerchi la gloria? Nell'idea che gli altri hanno di te? Nell'approvazione di chi ti sta intorno? Nei like sui social? E quando vivi una situazione di sofferenza, riesci ancora ad affidarti a Dio?
Gesù nel dare un "comandamento nuovo" non sta dando una regola morale in più. Sta consegnando la chiave per riconoscere i suoi amici, i suoi discepoli. "Amatevi gli uni gli altri" era un comandamento antico. La novità sta nel premettere "Come io ho amato voi". Gesù ci ha amato dando la sua vita sulla croce e soffrendo tutte le pene della Passione. Così dobbiamo amarci anche noi gli uni gli altri.
San Massimiliano Kolbe, internato ad Auschwitz, si offrì al posto di un altro prigioniero, padre di famiglia, condannato a morte. Questo è il "come" di Gesù: un amore che si fa dono per gli altri anche a costo della vita.
Gesù è stato chiaro "Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri". Il segno distintivo dei discepoli di Cristo è l'amore. Non un amore qualunque, ma quello che, sul modello di Cristo, resiste, si abbassa, lava i piedi, non si ritira davanti alla fatica, alla sofferenza e nemmeno alla morte.
Se nel Vangelo Gesù dà il comandamento nuovo dell'amore, nella seconda lettura tratta dall'Apocalisse vediamo il frutto finale di quell'amore vissuto fino in fondo: un mondo rinnovato, guarito, senza più dolore.
Questa visione non è un sogno astratto. È la meta concreta che Dio vuole per noi e per tutta l'umanità: una nuova creazione dove l'Amore ha vinto: "Vidi un cielo nuovo e una terra nuova". Il mondo che conosciamo - con il suo caos, i suoi inganni, le sue ferite - non è l'ultima parola. Dio promette un cambiamento radicale: non solo aggiustare ciò che è rotto, ma rifare tutto da capo, in modo nuovo, vero, eterno. Per questo dobbiamo credere che Dio possa fare nuova anche la nostra vita già da adesso. Con la conversione possiamo sperimentare questa novità di vita. Non possiamo rassegnarci dicendo "sono fatto così" oppure "tanto le cose non cambiano mai". Invece Gesù dice: "Io faccio nuove tutte le cose". Da pubblicani e prostitute ne ha fatto santi che hanno preceduto in paradiso quelli che si ritenevano a posto con Dio. Il buon ladrone, che era un assassino, è stato trasformato nel primo ad essere ammesso in Paradiso. Una vergine è stata trasformata in madre, addirittura la madre di Dio. Insomma, a Gesù tutto è possibile.
Il Vangelo ci chiede di amare "come Gesù ha amato". L'Apocalisse ci mostra dove porta quell'amore: verso un mondo rinnovato in cui tutto trova senso, tutto viene sanato.
La città santa, la Gerusalemme nuova, pronta come una sposa è il volto della Chiesa, di chi ha vissuto l'amore del Vangelo e resistito nella fede, anche quando il mondo diceva: "ama solo te stesso" e "realizza te stesso".
E tu, come ami? A pezzi? Solo quando conviene? Solo chi ti capisce? Solo se ti rispondono come vuoi? Chi direbbe di te: "Ecco, questa persona ama come Gesù"?
Santa Teresa di Calcutta diceva: "Non tutti possiamo fare grandi cose, ma possiamo fare piccole cose con grande amore". Anche tu, oggi, puoi iniziare così. Con una parola gentile detta a chi ti è antipatico. Con un messaggio mandato a chi si sente solo. Con una scelta che mette l'altro al centro in una cosa piccola, ma concreta. Non aspettare condizioni perfette per amare, non aspettare che gli altri inizino per primi. Inizia tu. Oggi.
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