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«Si tratta di un accanimento impressionante e mai visto nei confronti di un bravo medico che a differenza di molti altri durante la pandemia ha curato i suoi pazienti». Non usa tanti giri di parole l'avvocato Linda Corrias per commentare l'assurda situazione del suo assistito, a processo ancora oggi per una vicenda che lo vede sul banco degli imputati da quasi quattro anni con l'accusa di omissione di soccorso nei confronti di un paziente Covid di cui lui, e solo lui, si era preso cura.
La vicenda di Alberto Dallari, il medico reggiano che nell'estate 2021 venne indagato dalla Procura di Ferrara dopo la morte in ospedale di un paziente che lui aveva curato per Covid precedentemente, ha conosciuto l'11 giugno una nuova tappa in tribunale. La prossima udienza sarà in ottobre prossimo, quando saranno ormai 4 anni dall'inizio di questa vicenda assurda, nella quale, la Procura sembra essersi accanita nei confronti dell'unico medico disposto a curare un paziente difficile, abbandonato come tanti dal suo medico di base, e assistito anche ben oltre il ricovero disposto proprio da Dallari quando si accorse che le cure predisposte non avevano dato esito positivo.
LA VICENDA
L'avvocato Corrias ha spiegato alla Bussola l'esito dell'ultima udienza e non ha potuto non constatare che nei confronti di Dallari è in atto un vero e proprio accanimento.
«Un'altra persona al posto suo sarebbe stata distrutta - ha spiegato - apprezzo il cuore di medico di Dallari perché ha una grande resistenza e tenacia».
Nel merito dell'udienza, l'avvocato Corrias ha notato che di questo procedimento sono davvero pochi - se non assenti - gli elementi che tecnicamente stanno in piedi per sostenere l'accusa. «La vicenda risale all'estate 2021 e parte da una segnalazione dell'ospedale di Ferrara dove il paziente è deceduto dopo oltre 40 giorni dal ricovero: mi chiedo come si possa attribuire una qualunque responsabilità a Dallari quando il paziente è stato ricoverato proprio dopo che il medico che assisto lo aveva convinto a farsi ricoverare, vincendo le sue resistenze e lo aveva aiutato nel disbrigo delle pratiche. Questo è sicuramente paradossale».
Durante l'udienza il legale ha contestato anche l'approccio del medico legale nominato dalla Procura di Ferrara: «Per sostenere l'accusa assurda di omissione di soccorso si è detto che il medico non aveva avuto molti contatti telefonici con Dallari, ma noi abbiamo dimostrato che dai tabulati risultano 28 telefonate del paziente col medico: non si capisce per quale motivo sia imputato per omissione di soccorso il medico specialista che lo curò e non il curante ufficiale».
UNA DELIBERATA SCELTA DEL PAZIENTE
Ma ciò che sta a cuore alla Corrias è affermare un principio di libertà disconosciuto durante il Covid: «Era una deliberata scelta del paziente quella di non seguire il protocollo di cura proposto dal curante di Tachipirina e vigile attesa e affidarsi ai protocolli di domiciliare precoce che avevano già dato buoni risultati se non ottimi, in questa vicenda c'è un intento fortemente punitivo nei confronti della libertà dei pazienti di scegliere come meglio curarsi e dei medici di poterlo fare in scienza e coscienza. Anche il modo emerso in udienza di denigrare alcune terapie suggerite da Dallari - e avallate dal medico di medicina generale che ne era informato - sono state schernite come se fossero fuori luogo, rimedi quasi da stregoneria, mentre invece c'è moltissima letteratura mondiale che conferma l'utilizzo delle terapie suggerite da Dallari. In questo modo si punta il dito lasciando passare in silenzio che in realtà si trattasse di un paziente difficile, obeso, iperteso e dal carattere forte e determinato dove nessuno gli ha imposto alcunché. Quel paziente era ben seguito da Dallari e Dallari si interessò di lui anche dopo il ricovero, diventando il suo punto di riferimento e di sfogo anche quando la responsabilità medica era in capo ai medici di Ferrara».
La speranza è quella di arrivare all'udienza di ottobre e poter ascoltare finalmente Dallari: «Cercheremo di fare chiarezza definitivamente».
Nel frattempo, il medico ha però ricevuto il terzo procedimento disciplinare da parte dell'Ordine dei medici. Questa volta a Dallari si rimprovera di non aver visitato il paziente de visu ma solo telefonicamente: eppure, fanno notare dalla difesa dell'uomo era espressamente vietato allora e solo le Usca potevano andare. Anche questa è una modalità di pressione psicologica perché in questo modo si vuole riscrivere secondo il proprio tornaconto una storia della pandemia diversa da quella che tanti pazienti hanno conosciuto.
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