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Torna al centro di nuove polemiche il fondatore dei Legionari di Cristo, padre Marcial Maciel, scomparso nel gennaio dell’anno scorso. Il quotidiano The New York Times ha pubblicato ieri la notizia che il sacerdote messicano, sollevato nel maggio del 2006 dal Papa «da ogni ministero pubblico» in seguito alle accuse di abusi sessuali, e invitato «a una vita riservata di preghiera e di penitenza», ha avuto una figlia da una donna con la quale aveva una relazione Jim Fair, portavoce dell’ordine, ha sostanzialmente confermato al quotidiano statunitense la notizia, senza entrare in ulteriori dettagli «per rispettare la privacy delle persone coinvolte». E, nello stesso tempo, ha affermato come «recentemente, siamo venuti a sapere di alcuni aspetti della vita di padre Maciel che sono molto difficili da capire, aspetti che non sono appropriati alla vita di un prete». Dichiarazione ripresa punto per punto da padre Paolo Scarafoni, portavoce a Roma dei Legionari, il quale tuttavia, sottolinea: «La scoperta di questi aspetti sconcertanti è stata sicuramente dolorosa. Ma questo non toglie nulla all’opera fondata da padre Maciel, che casomai è la dimostrazione di come il Signore si sappia servire anche di strumenti imperfetti». Anche di quanti compiono gesti indegni. Per questo, aggiunge il portavoce italiano, «noi continueremo in pace e serenità la nostra missione, profondamente uniti al Papa che sempre ha voluto dimostrare il sua affetto e la sua vicinanza all’opera». Sentimenti ancora ribaditi lo scorso 7 gennaio, quando come ogni anno la comunità dei Legionari di Cristo, i consacrati e le consacrate del movimento Regnum Christi, con i loro collaboratori e collaboratrici, sono intervenuti all’udienza generale di Benedetto XVI, che ha rivolto un saluto particolare ai 53 nuovi sacerdoti del movimento, ordinati il 20 dicembre precedente dal cardinale Angelo Sodano. Che «indipendentemente dalla persona del fondatore» la Santa Sede «riconosce con gratitudine il benemerito apostolato dei Legionari di Cristo e dell’Associazione Regnum Christi», era del resto quanto già affermato nella dichiarazione del 19 maggio del 2006, con la quale, sostanzialmente, veniva chiuso il dibattito sulle molte ombre che, da sempre, avevano accompagnato la vita di Maciel. In quel comunicato, si sottolineava come «a partire dal 1998, la Congregazione per la dottrina della fede ricevette accuse, già in parte rese pubbliche, contro Marcial Maciel Degollado, fondatore della Congregazione dei Legionari di Cristo, per delitti riservati all’esclusiva competenza del dicastero». Si trattava di denunce di abusi sessuali su seminaristi, che nel 2002 Maciel negò pubblicamente, tre anni prima di ritirarsi per motivi di età (aveva già 85 anni) dall’ufficio di Superiore generale della Congregazione dei Legionari di Cristo. «Tutti questi elementi – proseguiva il comunicato, in riferimento sia alle accuse che alla memoria difensiva – sono stati oggetto di maturo esame da parte della Congregazione per la dottrina della fede, e, a norma del motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela promulgato il 30 aprile 2001 dal servo di Dio Giovanni Paolo II, l’allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, il cardinale Joseph Ratzinger, ha autorizzato una investigazione delle accuse». Dopo la morte di papa Wojtyla e l’elezione del cardinale Ratzinger a nuovo Pontefice, il processo è proseguito e «dopo aver sottomesso le risultanze dell’investigazione ad attento studio, la Congregazione per la dottrina della fede, sotto la guida del nuovo prefetto, sua eminenza il cardinale William Levada, ha deciso – tenendo conto sia dell’età avanzata del reverendo Maciel che della sua salute cagionevole – di rinunciare a un processo canonico e di invitare il Padre a una vita riservata di preghiera e di penitenza, rinunciando ad ogni ministero pubblico. Il Santo Padre ha approvato queste decisioni». Marcial Maciel Degollado è morto il 30 gennaio 2008 a quasi 88 anni.
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