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« Torna agli articoli di Stefano Fontana

La Dottrina sociale della Chiesa è a favore dell'uguale dignità degli esseri umani, ma discorda dall'egualitarismo come ideologia, non pensa che tutto debba essere uguale. L'ugualitarismo ideologico è sempre stato una minaccia per l'umanità e per la Chiesa, a cominciare da quell'eritis sicut dii della Genesi: "uguali a Dio". La filosofia classica aveva sempre contrastato questa visione egualitarista, riscontrando nel cosmo una gerarchia di esseri che doveva essere in qualche modo replicata nella vita della Polis. Il Cristianesimo parla della creazione del mondo da parte di Dio come espressione di gloria e di sapienza che sono esaltate dalla diversità degli esseri creati. Dio ama tutte le cose, ma il suo amore è all'origine creativa della loro diversità. Sia nella Chiesa che nella società non tutti sono uguali, i laici sono diversi dai chierici e anche tra i chierici c'è una gerarchia, come del resto tra sudditi e autorità nella vita politica. A richiederlo non è solo l'esigenza di diversità ma anche quella di unità. Sembra che una società di eguali sia più unita, ma così non è, perché manca dell'autorità gerarchica che conferisce unità al tutto, non con la forza del potere ma con l'ordinamento di tutti al bene comune. Il bene comune richiede la diversità, perché non è unico per tutti ma è analogico.
Col pensiero moderno le cose cambiano. Gli uomini sono pensati originariamente come uguali nel senso di privi di ordine e di legge, ossia delle cose che differenziano e stabiliscono le gerarchie. Gli uomini sono individui irrelati, delle unità numeriche e come tali sono tutti uguali. Sono anche però disuniti e conflittuali, per cui serve la reductio ad unum, l'unità deve essere imposta. Il primo a dirlo è stato Marsilio da Padova nel suo Defensor Pacis e dopo di lui tutti i proto-pensatori della modernità. Per Rousseau tutti sono uguali sotto la Volontà generale, la disuguaglianza è un prodotto sociale ed egli voleva ripristinare nella società la stessa uguaglianza che c'era nella natura. Hobbes dice che «tutti gli uomini sono uguali per natura. La disuguaglianza ora presente è stata introdotta dalla legge civile». Per il comunismo tutti sono uguali sotto lo Stato/partito. Per la socialdemocrazia tutti devono essere resi uguali mediante la pervasiva presenza del Welfare statale dalla culla alla bara. Tutti sono uguali per la società di massa industriale e soprattutto postindustriale, nella quale le élite spariscono. Oggi si dice che tutti gli orientamenti sessuali sono uguali, che sentirsi maschio o femmina deve essere considerato uguale, che tutti hanno diritto al figlio, l'ecologismo impone comportamenti uguali per tutti, la società del controllo verifica che questi uguali comportamenti vengano veramente rispettati da tutti. Anche nella Chiesa si parla di egualitarismo, sospendendo la differenza tra Chiesa docente e Chiesa discente e quella tra sacerdozio universale e sacerdozio ordinato.
Dostoevskij aveva visto bene gli enormi pericoli dell'egualitarismo nel suo libro I demoni: «Là ogni membro della società sorveglia l'altro ed è obbligato alla delazione. Ciascuno appartiene a tutti, tutti appartengono a ciascuno. Tutti sono schiavi e nella schiavitù sono tutti uguali. Nei casi estremi c'è la calunnia e l'omicidio, ma l'essenziale è l'eguaglianza. Come prima cosa si abbassa il livello di istruzione, delle scienze e degli ingegni. Un alto livello delle scienze e degli ingegni è accessibile solo alle capacità superiori, ma non occorrono capacità superiori! Gli uomini di capacità superiore si sono sempre impadroniti del potere e sono stati dei despoti. Gli uomini di capacità superiore non possono non essere despoti e hanno sempre pervertito più che non abbiano giovato; essi vengono cacciati o giustiziati. A Cicerone si taglia la lingua, a Copernico si bucano gli occhi, Shakespeare viene lapidato».
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