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Negli scorsi giorni, il Presidente Trump, in una conferenza stampa dove era accompagnato dal ministro Robert Kennedy, ha affrontato uno dei più drammatici temi sanitari che preoccupano la sua amministrazione: l'aumento dei casi di autismo. Trump ha portato dei dati impressionanti: dieci anni fa negli Stati Uniti c'era un caso di autismo ogni 10.000 bambini, mentre ora ce n'è uno ogni 36. È ormai tempo di dire, come ha fatto poi Robert Kennedy, che siamo di fronte ad una vera e propria epidemia. Quando ci si trova di fronte ad eventi epidemici, il compito di un sistema sanitario è anzitutto quello di individuarne le cause. Trump non ha girato molto intorno al problema, e ha detto di aver incaricato Kennedy di «investigare su quali sono le sostanze introdotte nel corpo di questi bambini, che hanno determinato l'autismo».
Nel corso degli anni la Medicina ha assistito al crescere costante delle dimensioni di questo problema. Se Trump ha parlato di un caso ogni 36 bambini, l'OMS stessa ammette ufficiosamente che il numero dovrebbe essere di uno ogni 88 bambini a livello mondiale. In ogni caso si tratta di un problema grave che non può più essere ignorato.
UN AMPIO SPETTRO
A causa della gamma di sintomi che varia per livello da individuo a individuo, l'autismo è ora chiamato disturbo dello spettro autistico (o ASD, acronimo inglese di "Autism Spectrum Disorder"). Infatti il disturbo copre un ampio spettro di sintomi, livelli di abilità e disabilità, che possono influire o meno, nell'autonomia quotidiana e di vita. L'autismo varia in gravità in base al livello di compromissione che limita l'autonomia nella vita quotidiana. I bambini con disturbo dello spettro autistico hanno generalmente sintomi che si manifestano con difficoltà nella comunicazione e interazione sociale, difficoltà di comprensione del pensiero altrui e difficoltà ad esprimersi.
L'autismo è quattro volte più comune nei maschi che nelle ragazze. Non conosce confini razziali, etnici o sociali. Il reddito familiare, lo stile di vita o i livelli di istruzione non influiscono sulla possibilità di manifestare disturbi dello spettro autistico.
Per quanto riguarda le cause di questa complessa patologia invece, risultano ancora ad oggi sconosciute. Un vero scacco per la scienza. Le ipotesi che alcuni ricercatori formulano riguardano cause neurobiologiche, congenite o psicoambientali acquisite. Tuttavia da tempo si ipotizzano anche altre cause, in particolare forme di intossicazioni, ipotesi stranamente mai prese in considerazione dalla scienza ufficiale, ma nei confronti delle quali sembra muoversi l'indagine del ministero della sanità americano.
Ipotesi peraltro sostenute recentemente anche da una importante medico legale e forense, la dottoressa argentina Chinda Asumpción Brandolino, nota pro life e membro dell'associazione "Medici per la verità". Anche la dottoressa ha parlato di autismo in termini di epidemia, che è la vera emergenza sanitaria dell'Argentina insieme alle neoplasie pediatriche, anche queste in significativo aumento. «L'autismo sta già devastando intere generazioni - ha dichiarato -. Naturalmente abbiamo lottato, abbiamo studiato, indagato, fatto molte indagini specialistiche, e abbiamo molta bibliografia da tutto il mondo che evidenzia la neurotossicità di alcune sostanze». Tra queste, afferma il medico legale, ci sono mercurio e alluminio presenti nei vaccini pediatrici.
L'INTRODUZIONE DELL'OBBLIGATORIETÀ DEI VACCINI
La dottoressa Brandolino mette in correlazione l'aumento dei casi di autismo con l'introduzione dell'obbligatorietà dei vaccini in Argentina, voluta dal governo Macri nel 2018. La Brandolino ricorda che Macrì mise tutto il suo impegno in campo sanitario nel volere promuovere nel Paese sudamericano due cose: l'obbligo vaccinale e la pratica abortiva, per propagandare la quale venne anche chiamata Cristine Lagarde, all'epoca direttrice del Fondo monetario Internazionale, con il quale l'Argentina era fortemente indebitata.
Per quanto riguarda i vaccini, la Brandolino lancia un allarme rispetto ad alcuni prodotti in commercio in Argentina acquistati dall'Organizzazione Panamericana della Salute, in particolare un vaccino con una quantità di alluminio e di mercurio che supera largamente la dose massima prevista dalla FDA americana.
Questi allarmi devono essere presi seriamente in considerazione. Per troppo tempo nei confronti dell'ipotesi vaccinale nell'eziologia dell'autismo è stato imposto un aprioristico negazionismo. Occorre invece che le ricerche e gli studi riguardanti gli effetti di sostanze neurotossiche proseguano in modo sempre più approfondito, sia per poter eventualmente individuare cure efficaci, ma anche per evitare che altri piccoli e i loro familiari debbano patire per il dramma dell'autismo.
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