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«Le mie colonne armate hanno già fatto meraviglie, nessun ribelle è sfuggito». Così scriveva al Comitato di salute pubblica della Rivoluzione (francese) il generale Turreau, inviato in Vandea a capo delle truppe di Parigi. 'Meraviglie' rivoluzionarie: stragi di donne e bambini in nome dello 'spopolamento' che doveva colpire la Vandea, vittima sacrificale (ancorché cattolica) delle strategie demografiche dell'ordine nazionale post-1789.
Spuntano inediti particolari, archeologici e archivistici, su uno dei primi genocidi della storia, il massacro operato dalle truppe rivoluzionarie in Vandea tra il marzo 1793 e il luglio 1794, mattatoio compiuto «con la coccarda nazionale in una mano e la spada nell'altra» secondo Gracco Babeuf (1760-1797), considerato l'iniziatore del comunismo francese. Lo stesso Babeuf quantificava in un milione di morti l'ammontare di questa strage, cifra ridimensionata in centodiciassettemila vittime dallo storico Reynald Secher. Nei giorni scorsi un gruppo di archeologi francesi ha rinvenuto nel dipartimento della Sarthe due fosse comuni con una trentina di cadaveri. Si tratterebbero per lo più di vittime vandeane uccise dai giacobini in maniera sommaria; le spoglie, che attestano torture, ossa rotte, femori e mandibole fracassate. Di Babeuf in Francia è appena stato ripubblicato La guerre de la Vandée et le système de dépopulation (Cerf), arricchito di importanti inediti che offrono particolari inquietanti sulla vicenda. Gli eventi vandeani furono contrassegnati da strategie poi divenute 'classiche' nei genocidi del XX secolo, come rimarca lo storico Stéphane Courtois, autore del celebre Libro nero del comunismo, nella nuova prefazione al testo di Babuef (qui a fianco ne sono tradotti alcuni stralci). I gulag sovietici, i lager nazisti, le stragi di Pol Pot, tutti eventi accomunati delle caratteristiche anticipate in Vandea: sterminio generalizzato di combattenti e civili, carestia programmata, azione militare come «una macchina, un meccanismo che, una volta caricato, non si può più fermare e rispetto al quale gli attori restano muti: premonizione delle grandi burocrazie sterminatrici dei regimi totalitari», annota Courtois. Ancora, Vandea e drammi del Novecento sono accomunati dalla frequente mancanza di ordini scritti di sterminio, rimarca lo studioso transalpino: «Gli storici non trovano alcun foglio firmato dalla mano di Hitler che ordina il genocidio degli ebrei, e nemmeno quello di Pol Pot nel caso cambogiano. Lenin e Stalin erano più diretti – o più sicuri della loro impunità – e non esitavano a stendere per iscritto questi ordini, ma prendendo la precauzione di associarvi gli altri membri dell'ufficio politico». I generali francesi mandati in Vandea si sentivano chiaramente autorizzati da Parigi a mettere ferro e fuoco la regione: «Ho raccomandato che venga fatta una sorveglianza particolare sugli eserciti e le ricerche fatte al riguardo hanno già dato qualche successo, e se le mie intenzioni verranno assecondate, non esisteranno più in Vandea, nel giro di quindici giorni, né case, né sostanze, né armi né abitanti». Così il 24 gennaio 1794 il generale Turreau scriveva al Comitato di salute pubblica in un documento inedito reso noto nella nuova edizione del libro di Babeuf. Il carattere smaccatamente anti-cristiano dei fatti della Vandea si deduce dalla stessa lettera di Turreau: «Spero di farvi avere ben presto una collezione molto interessante di vasi sacri, di ornamenti di chiese e di altri effetti d'oro e argento». Nel libro viene riportata anche la missiva inedita, datata 6 dicembre 1793, del generale Carrier relativa all'annegamento di massa compiuto a Nantes contro un gruppo di preti 'refrattari', cioè decisi a non giurare fedeltà alla Repubblica: «L'incidente dei preti morti nella Loira diverte tutti i cittadini; i miei colleghi di Angers me ne inviano cinquantatré». Per la prima volta, poi, nel libro viene pubblicata la legge di sterminio stabilita il 1 ottobre 1793 dalla Convenzione nazionale con cui si intima all'esercito «lo sterminio dei briganti vandeani»: «Soldati della libertà, bisogna che i briganti della Vandea siano sterminati prima della fine di ottobre: la salvezza della patria lo esige; l'impazienza del popolo francese lo comanda; il suo coraggio deve compierlo». Ma chi bisognava considerare – fu la richiesta di politici e funzionari – per 'briganti vandeani'? La risposta del Comitato fu perentoria: «Tutti gli abitanti residenti in Vandea». Fine del XVIII secolo, età dei Lumi: iniziava l'epoca dei genocidi.
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